Nel suo ultimo libro l’avv. Giovanni Tesè ricostruisce la vita e l’opera politica di Piersanti Mattarella,  nato a Castellammare del Golfo il 24 maggio 1935  ed ucciso a Palermo la domenica di Epifania del 6 gennaio 1980. 

L’autore descrive in successione l’ambiente familiare del politico siciliano, l’educazione cristiana ricevuta dai genitori, la sua adolescenza, la formazione nell’Azione Cattolica e le tappe salienti della sua attività politica. Seppur brevemente, ricostruisce anche i tratti essenziali di altre figure, come quelle di Piergiorgio Frassati, Pasquale Saraceno, Giorgio La Pira, Aldo Moro, che rappresentarono per il politico siciliano modelli di riferimento nella sua formazione umana e politica.

Piersanti Mattarella, divenuto avvocato, ma decisosi presto per l’impegno politico, in ciò stimolato certamente anche dalle esperienze politiche del padre Bernardo, ha dato alla sua vita politica, come più volte evidenzia l’autore, la caratterizzazione di un servizio alla comunità, prima come consigliere comunale nella città di Palermo, poi come deputato regionale, successivamente come assessore regionale alla Presidenza con delega al Bilancio ed infine come Presidente della Regione Siciliana, cariche tutte ricoperte come esponente della Democrazia cristiana.

Dalla biografia emerge il ritratto di un uomo libero e dinamico, di un dinamismo ispirato e mosso dalla fede cristiana e dalla traduzione di essa nell’alta idealità del bene comune. Leggendo questo agile testo, si è indotti a pensare che il politico siciliano ha incarnato il tipo umano di quegli uomini liberi e forti, a cui nel 1919, molti anni prima della sua esperienza politica, si era rivolto Don Luigi Sturzo con il suo famoso appello fondativo del Partito popolare italiano.

Piersanti Mattarella aveva un forte senso del dovere, il dovere, per esempio, di portare a compimento con senso di responsabilità il mandato di Presidente della Regione Siciliana; avrebbe potuto, infatti, lasciare questa carica prestigiosa ma gravosa, accettando l’offerta che gli fu fatta  nel giugno del 1979 da Benigno Zaccagnini, allora segretario nazionale della Dc, di candidarsi alla più comoda carica di deputato nazionale; egli preferì, invece, restare in Sicilia, e qui continuare la sua impegnativa azione politica di rinnovamento. Sul solco della concezione sturziana, secondo cui l’attività politica non può essere svolta senza preparazione, Piersanti Mattarella riteneva che, nell’impegno politico alla necessaria onestà delle intenzioni dovesse associarsi la competenza, che egli esigeva da sé stesso e chiedeva ai suoi collaboratori; credeva molto nel confronto, e a questo obiettivo fu funzionale il cosiddetto “Gruppo Politica”, un gruppo di elaborazione di idee e proposte politiche, creato da Mattarella innanzitutto come supporto alla sua attività politica, costituito  da  giovani maturi, accomunati dalla fede cristiana, aventi ruoli sociali diversi,  (professionisti, docenti, funzionari di enti locali) con cui, sin da quando fu eletto deputato regionale, si confrontava in relazione alle sue scelte politiche, traendone suggerimenti importanti. Questo gruppo, che oggi potremmo definire con terminologia contemporanea un think tank, ebbe una seconda importantissima funzione, quella di preparare alla politica i giovani, attraverso una scuola politica, che fu attivata in un periodo in cui i partiti politici, e fra essi anche la Dc, avevano iniziato a trascurare la formazione politica delle nuove generazioni.

Nel partito della Dc Piersanti Mattarella ebbe in Aldo Moro la sua guida politica e morale, come egli stesso ebbe modo di riconoscere, da Presidente della Regione Siciliana, nel discorso tenuto all’Assemblea regionale siciliana il 10 maggio 1978, all’indomani del ritrovamento del corpo di Aldo Moro in Via Caetani a Roma.  

In questa pregevole biografia Giovanni Tesè ha voluto evidenziare come Piersanti Mattarella sia stato una figura straordinaria della politica siciliana, per le sue capacità di rinnovamento del metodo di far politica in Sicilia, messe in atto già da Assessore regionale alla Presidenza con delega al Bilancio, attraverso una concezione del bilancio regionale  come strumento di programmazione economica finalizzato ad attuare lo sviluppo della Sicilia, contrariamente ad una prassi precedente, ed oggi tuttora dominante, di un uso del bilancio regionale per elargire, in chiave elettoralistica, sovvenzioni, sussidi e contributi, senza una visione generale di crescita economica regionale. Piersanti Mattarella credette nell’autonomia regionale speciale come strumento di riscatto per la Sicilia, e, da Presidente della Regione Siciliana la sua azione di rinnovamento proseguì all’insegna della responsabilizzazione della burocrazia regionale e dell’affermazione del principio di legalità, come espresso efficacemente dalla formula da lui coniata di una  Sicilia “con le carte in regola”.   

Il politico siciliano aveva le potenzialità di un leader di caratura nazionale, stroncate dal suo assassinio, sui cui mandanti ed esecutori è ancora mistero fitto.

Come più volte sottolinea l’autore, Piersanti Mattarella è stato un politico vero che traeva la sua forza dalla fede cristiana, un testimone autentico del Vangelo nell’azione politica, una figura esemplare, che può costituire modello di riferimento soprattutto per le future generazioni. Durante i funerali svoltisi nella cattedrale di Palermo l’8 gennaio 1980 il Cardinale Salvatore Pappalardo affermò nella sua omelia che Piersanti Mattarella poteva ben attribuirsi, senza dovere arrossire, la duplice qualifica di  democratico e cristiano; interpretando queste parole del cardinale, risulta evidente il loro duplice significato; da un lato esse furono il primo riconoscimento pubblico, subito dopo la tragica morte, dell’autenticità di Piersanti Mattarella come democratico e come cristiano; dall’altro esse ebbero il senso di un richiamo “pastorale” ad altri che, nel rimprovero indiretto del cardinale, avrebbero invece dovuto arrossire, provare cioè disagio nell’attribuirsi le qualità di democratici e cristiani, non confermate dalla concretezza del loro operato nello svolgimento dell’azione politica. Sul solco dell’omelia del cardinale Pappalardo, Giovanni Tesè, associando la figura di Piersanti Mattarella  a quelle del Beato Rosario Angelo Livatino e del Beato padre Pino Puglisi, conclude la sua opera con un appello accorato alla Chiesa cattolica perché riconosca le virtù cristiane eroiche di Piersanti Mattarella e ne riconosca la santità di vita cristiana, manifestatasi soprattutto nell’azione politica.  

In conclusione, il libro di Giovanni Tesè costituisce un ulteriore prezioso contributo a rimettere in luce una storia politica che è per lo più ricordata dai mass media solo in relazione alla sua tragica conclusione, e che merita, invece, di essere ricordata nella sua interezza. Un libro che è adatto soprattutto alla lettura dei più giovani. Le caratteristiche di energia e dinamismo che erano presenti nel giovane Presidente della Regione Siciliana ne fanno infatti una figura attrattiva soprattutto per i giovani, i quali potranno trovarvi l’esempio di una politica alimentata da alti ideali; altrettanto attrattivo per i giovani e per i meno giovani, nel restituire al presente la personalità di Piersanti Mattarella, è il pathos narrativo di Giovanni Tesè, da cui traspare tutta la sua ammirazione per il giovane Presidente della Regione Siciliana tragicamente e prematuramente scomparso. 

Avv. Stefano Antonio Scaduto

Presidente del Centro Studi De Gasperi di Sciacca