Con una narrazione alla sua maniera, mescolando poesia e affabulazione, Pippo Graffeo ha fatto rivivere ieri pomeriggio a Palazzo Borsellino i tempi in cui la “festa di li motti” del 2 novembre era una sentitissima e importante tradizione siciliana, l’atteso ed unico giorno dell’anno in cui tutti i bambini ricevevano in dono giocattoli e dolci portati loro, durante la notte, dai cari defunti di famiglia. E poi, la mattina al risveglio, la gioiosa ricerca dei doni nascosti qua e là per la casa…

Pippo Graffeo è un maestro di “lu cuntu”, quella particolare narrazione tipica dei cantastorie siciliani, e anche ieri sera è riuscito ad ammaliare i numerosi spettatori presenti riportandoli alle emozioni di quel tempo che non c’è più, con un racconto suddiviso in due parti: la prima nella quale rivolgendosi ai tanti bambini presenti ha narrato loro di com’erano giochi e giocattoli del tempo in cui non c’erano i cellulari e non c’era il bullismo, dei luoghi in cui si svolgevano prevalentemente questi giochi (strade e cortili) in compagnia degli amici, della fervente attesa che si sprigionava nei giorni precedenti e nella nottata del 2 novembre, quando arrivavano li “motticeddi”.

La seconda parte di “lu cuntu”, preceduta da un canto tradizionale sul tema testo e voce di Renato Sanfilippo, è stata invece in forma poetica e ServireSciacca l’ha ripresa per i propri lettori:

Grazie Pippo!