Sarebbe da ricondurre ad un atto di violenza giovanile sfociato in una aggressione fisica l’episodio avvenuto venerdì sul piazzale della stazione autobus di Sciacca in via Lioni.
Così almeno viene ricostruito da chi conosce i protagonisti, entrambi alunni di una stessa scuola di Sciacca, ma che frequentano classi diverse, il secondo anno l’aggressore e il primo anno l’aggredito.
Mancherebbe infatti quella connotazione di ripetitività di violenza verbale, fisica e psicologica ripetuta e nel tempo e perpetuata in modo intenzionale che caratterizza il bullismo.
L’atto aggressivo, di cui si è reso responsabile l’autore attraverso colpi violenti inferti con il casco della propria moto sulla testa della vittima, sarebbe il momento conclusivo di una “discussione” poco amichevole avvenuta tra i due ragazzi, a scuola o sui social, e a quanto pare anche malintesa, che avrebbe indotto la parte ritenutasi offesa a “farsi giustizia da solo”.
“Non ci ho capito più nulla”, avrebbe detto l’aggressore ad alcuni compagni di scuola che gli hanno chiesto il perché della sua azione violenta.
Alle spalle dei due ragazzi, ci dicono, storie di vita difficile, di quelle che possono anche portarti ad essere arrabbiati con il mondo intero.
Ma anche un comportamento scolastico definito “esemplare”, come nel caso del ragazzo autore dell’aggressione.
Adesso la vicenda è nelle mani del Commissariato di P.S. di Sciacca, che era stato immediatamente allertato da chi ha chiamato Polizia e Ospedale, ma c’è anche un referto ufficiale del Pronto Soccorso e una denuncia presentata stamani dalla famiglia del ragazzo aggredito.
Purtroppo il contesto dell’episodio di Sciacca conferma quelle peculiarità che emergono come tipiche della violenza tra giovani anche in altri recenti accadimenti: partendo dal linguaggio minaccioso utilizzato via social da un familiare del ragazzo aggredito e per finire a quella logica del “sei infame” con cui viene definito l’atteggiamento di chi non è disposto ad indossare i panni dell’omertà e dello spettatore in vicende di questo genere.
E in questa vicenda l’unica risonanza positiva arriva dalle tre ragazze compagne di scuola dell’aggredito e dalla capo scout, che sono immediatamente intervenute in sua difesa, mentre tutti i ragazzi maschi rimanevano fermi a guardare…