Nella fredda serata di ieri sera, la splendida chiesetta di Sant’Antonio, è stata sede ideale di un’intricata indagine letteraria curata dal giudice Bongiorno. Come intuibile dal titolo stesso dell’evento organizzato dalle infaticabili Catarinette in collaborazione con la Confraternita del SS Crocifisso della chiesetta di S.Antonio Abate: “Sequel su Giordano Bruno e la sua influenza su Shakespeare”, si sono continuate ad analizzare le eccezionali vicende umane e intellettuali del filosofo.
Giordano Bruno ha combattuto l’ottusità dei suoi contemporanei, un pensatore che ha difeso con coraggio l’autonomia del pensiero davanti al potere e per questo è personaggio che ci ha aperto le porte alla modernità. La straordinarietà del pensiero di Bruno sta nella sua attualità, e quando si è capaci di esprimere pensieri “longevi” o addirittura sempre accoglibili, lì ci si trova di fronte a princìpi che trascendono le epoche e sono validi sempre. Mentre in Italia è arcinota l’importanza del padre domenicano, per la sua rivoluzione filosofica del Cinquecento, meno popolare è la sua impronta negli Stati moderni come Francia e Inghilterra. Un viaggio non solo nello spazio geografico, ma anche nel tempo che ha catapultato i presenti a fine Rinascimento. L’indagine è partita esattamente circoscrivendo un periodo temporale ben preciso: 1582-1585, il triennio in cui il nolano, trascorse a Londra per proteggersi dalle accuse di eresia dalla chiesa della controriforma ma anche dalla chiesa luterana e persino dalla chiesa calvinista.
La zelante indagine di Nello Bongiorno ha aperto scenari avvincenti sollevando interrogativi sulla portata dell’influenza del filosofo nolano, sul genio assoluto della letteratura mondiale: William Shakespeare. A fare da intermediario, l’umanista inglese di origine italiana Giovanni Florio, John Florio, amico di Bruno, insieme a lui alla corte dell’ambasciata francese. Il primo indizio di questa influenza è stato “La cena delle ceneri”, il primo dei 3 dialoghi cosmologici scritti a Londra nel 1584 durante il suo soggiorno in Inghilterra dove Bruno espone la sua teoria di un universo senza limiti, che contiene un numero infinito di stelle e di mondi diversi sostenendo le teorie astronomiche copernicane. Indizio dopo indizio, il giudice Bongiorno ha tenuto con il fiato sul collo, i fortunati presenti, dipanando un filo rosso con intricate connessioni in cui si intrecciano vite, passioni e politica di re, regine, cancellerie e intellettuali.
Protagonisti dell’inchiesta oltre a Giordano Bruno e William Shakespeare sono stati: Lord Philippe Sidney, una delle figure più rilevanti dell’età elisabettiana, poeta e cortigiano; sua sorella Lady Mary Sidney, poetessa, scrittrice, traduttrice e mecenate inglese, dama della regina Elisabetta, soprannominata anche la regina fiorentina; Giovanni Florio, figura chiave di tutta l’indagine e Robert Greene, acerrimo nemico di Shakespeare, di cui è famosa l’invettiva in cui descrive il genio inglese: “un corvo venuto su dal basso, abbellito con le nostre piume, che, col suo Cuore di tigre avvolto in una pelle d’attore, ritiene di essere capace di sparare fuori un verso blanke come il migliore di voi; e anche se e` soltanto un Giovanni factotum, e` nel suo proprio concetto l’unico Scuoti-scena (Shakescene) del paese”.
A questo punto dopo l’analisi di questa fonte di Robert Greene l’indagine, si è fatta più complicata e confonde ulteriormente. L’enigma a cui dover rispondere è: “John Florio e William Shakespeare sono la stessa persona?” Le opere firmate Shakespeare sono in gran parte riprese dalla novellistica italiana, opere che però all’epoca non erano ancora state tradotte in inglese ma erano presenti nella biblioteca di Florio. Per fare qualche esempio, Otello fu sviluppato a partire da una raccolta di novelle di Giambattista Giraldi Cinzio (Ferrara 1504-1573), Giulietta e Romeo da opere di Giambico, Senofonte Efesio, dalle Metamorfosi di Ovidio e dalla Divina Commedia, Il mercante di Venezia da una novella di Giovanni Fiorentino, autore trecentesco. Inoltre, diversi studi hanno approfondito l’influenza di John Florio sulle opere del drammaturgo inglese. Diverse frasi e proverbi tradotti dall’italiano all’inglese inediti furono in seguito utilizzati nelle opere di Shakespeare. Ha coniato parolee diversi neologismi che compariranno per la prima volta nel Fist Folio di Shakespeare. John Florio fu anche il primo traduttore in inglese dei Saggi di Montaigne che sono stati frequentemente menzionati come fonte principale per le opere di Shakespeare, prima e dopo la pubblicazione della traduzione fatta da Florio. L’appassionato relatore si è inserito nel dibattito definendosi non uno stratfordista dubbioso ma uno stratfordista elastico. Queste le domande che ancora oggi i maggiori studiosi e non si fanno? William Shakespeare era solo un attore? Shakespeare non è mai esistito? Dietro di lui si nasconde John Florio? Il mistero della sua identità dunque si infittisce e continua ad essere un rompicapo. Anzi nel caso del giudice Bongiorno, una sorta di incubo, cosi come in una famosa scena di Romeo e Giulietta:
* . . . “Ma Tu Chi Sei… . . . * che avvolto dalla notte inciampi così nei miei pensieri?