di Nino Sandullo
In Sicilia intorno alla fine del 1700 c’era una forte carestia. Il popolo era affamato. Si narra che il 13 di dicembre, come per miracolo, una nave apparve nel porto di Palermo, stracarica di grano che venne distribuito a tutta la popolazione. I siciliani, esausti e affamati, non persero tempo per la sua macina, lo bollirono, lo condirono con olio e lo mangiarono immediatamente.
Si narra che anche a Siracusa, città natale di Santa Lucia, un bastimento carico di grano, fu costretto, dalle forti raffiche di vento, contro il parere del capitano, ad approdare nel porto. Il grano venne subito distribuito alla popolazione affamata e contemporaneamente il capitano guarì da una grave malattia agli occhi che lo affliggeva da tempo. Il popolo considero’ questo evento come un miracolo di Santa Lucia.
Da allora il 13 Dicembre questo evento viene ricordato dai siciliani mangiando “ la Cuccia”, che nel tempo è stata modificata in varie ricette, dal salato al dolce, tra cui quella con crema di latte “bianco mangiare” condita con cioccolato o frutta candita.
Entrambe le leggende fanno riferimento alla Santa portatrice di Luce, e quindi alla rinascita dalle tenebre dell’inverno, mentre il grano, in ossequio alla cultura greca, indica abbondanza e fertilità.
Il termina pare che derivi dal greco “kukkia” che significa grano e fa riferimento al mito di Demetra, Dea delle messi e del grano, onorata in Sicilia nei misteri Eleusini. Culto di Demetra o Cerere che poi è stato incamerato, con l’avvento del cristianesimo, nel culto cristiano di Santa Lucia.
Questo antico scongiuro veniva recitato in Sicilia per curare la congiuntivite:
Santa Lucia di notti tissia
Argentu tagliava ed oru cusia
Vinni a passari la Vergini Maria
e ci dissi: -Chi hai Lucia?
— Aiu ‘na furia nni st’occhi:
Nun pozzu stari susuta
e mancu a lettu a ripusari.
— Pirchì nun vinisti nni lu me ortu,
chi c’era na macchia di finocchiu?
Ccu li ma manuzzi lu chiantavi,
ccu li ma peri lu pistavi
ccu la ma vucca lu binidissi:
vattinni furia, cà iu lu dissi.
Recitando questa preghiera per tre giorni e passando un rametto di finocchio selvatico sull’occhio malato, miracolosamente il malanno cessava.
NINO SANDULLO