Sciacca non ha un teatro. Sciacca non ha un auditorium. Sciacca non ha sala da concerti. Sciacca non ha saloni per conferenze. Come mendicanti, gli operatori del teatro, i musicisti, i coreografi, i ballerini, gli attori, la gente che promuove cultura, tutti sono condannati ad andare mendicando locali dove potere realizzare drammatizzazioni, balletti, spettacoli, incontri. Si arrabattano in locali non adatti, piantando scenari, montando fari e microfoni. Peregrinando da un luogo all’altro.Una situazione indegna di una città come la nostra che pur possiede tanti locali che potrebbero essere adatti a svolgere tali attività. La chiusura del Teatro Samonà, dell’Auditorium del San Francesco, l’impossibilità di convenzioni che si potrebbero stipulare con alcune realtà già esistenti per sopperire alla mancanza di tali spazi, continua a far soffrire tutti, siano essi gli operatori culturali, sia il pubblico locale ,naturale fruitore di spettacoli. Se a ciò si aggiunge la chiusura delle Grotte vaporose, la mancata apertura dell’Antiquarium di San Calogero, delle piscine, dei capannoni del Carnevale…la lista fa accapponare la pelle. I saccensi sono persone per bene. Si adattano a tutto. E allora ci si accontenta di rappresentare all’interno delle Chiese, che ospitano rappresentazioni e concerti. Nelle sale parrocchiali, messe a disposizione da sacerdoti illuminati. Nelle chiese sconsacrate, e in estate, nei cortili, in campagna, negli atriii. Chissà perchè mi vengono in mente i versi manzoniani “Dagli atrii muscosi , dai fori cadenti…” Come una mendicante, la Cultura chiede l’elemosina a chi ci amministra. Ha fame, la Cultura. Ma non ha cibo di cui nutrirsi. Non ha vestiti con cui coprirsi dal freddo. Non ha casa. Vive per strada, chiedendo una moneta, un tozzo di pane per sopravvivere. Ma nessuno la aiuta. Ci sono altre priorità. Lei può aspettare.