Nella suggestiva cornice di San Nicolò La Latina, stracolma di gente, è stato presentato ieri sera a Sciacca l’ultimo libro di poesie di Antonella Montalbano:

Immediatamente prima l’abbiamo intervistata:

È stata la professoressa Lilly Tortorici, qui da noi ripresa in una porzione del suo approfondito intervento, ad entrare nelle pieghe di quella “poesia dell’anima alla ricerca di senso” che caratterizza la poetica di Antonella Montalbano:

Ha moderato l’incontro il giornalista – scrittore Massimo D’Antoni, del quale abbiamo ripreso qui sopra un frammento del suo contributo, e che ha scritto e firmato la seguente postfazione del libro di Antonella:

La sospensione del tempo e il rapporto simbiotico tra la bellezza espressa da ogni manifestazione della natura e il mistero divino: con i suoi versi Antonella Montalbano ci offre un’esegesi a tratti impietosa della drammatica essenzialità di un presente che ci chiama giornalmente a cercare una via d’uscita, un’ancora di salvezza che vada ben oltre la banale distinzione tra il bene e il male. È sufficiente l’indignazione? E, piuttosto, quanto è necessario agire facendo tesoro degli errori commessi? Coraggiosamente, l’autrice ci conduce, lirica dopo lirica, nei meandri del discernimento, tra giudizio sul passato e ineluttabilità del futuro. Al centro: il valore, sostanzialmente filosofico, della responsabilità dell’Uomo di fronte alla storia, nel momento stesso in cui la storia viene scritta. E questo il nodo centrale della poetica contenuta in questa silloge. Una poetica attraverso la quale noi lettori siamo chiamati a fare i conti con il senso stesso della vita, che Antonella Montalbano riconduce alla dimensione spirituale, esaltando il valore dell’Attesa e implorando quello della Fede. Una fede che, per l’autrice, è punto di partenza e al tempo stesso di arrivo. E, tuttavia, con uno stile letterario basato su un misticismo che, per scelta, affronta il ruolo del Dio che si è fatto Uomo come atto di estrema generosità, l’autrice ci pone di fronte alla possibilità di guardare alla realtà da lei proposta anche da una visione filosofica, e perfino laica. Il richiamo alla natura, ai quattro elementi e a quell’ordine che avrebbe dovuto prendere il posto del Caos, sembra rappresenta re in Antonella Montalbano un filo rosso, con una realtà dove le guerre (vecchie e nuove) continuano ancora oggi a mettere a repentaglio non soltanto l’umanità dal punto di vista fisico, ma anche sotto il profilo del pensiero e della condivisione. Eppure per l’autrice gli orrori bellici non uccideranno mai la speranza. Una speranza rappresentata in vesti diverse. Quella centrale rimane la Luce che promana dall’immagine stessa della Croce di Cristo. Completano il quadro due dichiarazioni d’amore, per ovvie ragioni diverse tra di loro: da una parte l’omaggio, a tratti crepuscolare (e di principesca memoria letteraria) alla terra natia; dall’altro quello tenerissimo all’uomo che ha scelto di condividere, con Antonella, un bellissimo percorso familiare. Una condivisione non solo privata, ma anche etica e coralmente incardinata in una cultura umanistica, generata dalla fede cristiana e coniugata in tanti valori civili.