Scritto da Gino Ciaccio, fondatore ed ex Presidente di RMK-TV. Ex Assessore al Turismo.

Si è chiusa domenica 2 marzo l’edizione del Carnevale di Sciacca 2025. Due giorni in anticipo rispetto alle date di calendario consolidate che avrebbero ipotizzato la chiusura il martedì grasso. Come era logico aspettarsi, c’è stata una divisione netta tra contenti e scontenti, non solo per la chiusura anticipata della festa ma anche per certi aspetti squisitamente legati a cambiamenti posti in essere. E’ rimasto contento chi ha partecipato in maniera spensierata alla manifestazione e si è divertito tanto, evitando di porsi domande su cosa si sarebbe potuto fare di meglio. In fondo, al di là di tutto, è stato un ottimo carnevale con carri di ottima qualità e un’organizzazione che si è mostrata all’altezza del compito svolto, seppure introducendo alcune novità che hanno avuto il sapore della sorpresa. A titolo di esempio, in diversi supermercati, geograficamente fuori dall’area della festa, i bancali di birra e alcolici erano inaccessibili ma pare che all’interno del circuito della sfilata, si potesse comprare di tutto. Il risultato finale però è che si è potuto contare su ben 135 mila presenze.

Scontento è rimasto chi avrebbe auspicato un maggior coinvolgimento del centro storico. Scontento è rimasto anche chi ipotizzava uno sconto sul biglietto d’ingresso in quanto residente o chi pensava di poter fare liberamente una passeggiata di pochi minuti nella mattinata all’interno dell’area interessata solo per poter guardare e fotografare i carri come in passato si è potuto fare in Viale della Vittoria. No, i carri li abbiamo potuti vedere all’interno di un recinto inaccessibile, praticamente blindati. Scontenti in tanti, se pensiamo a quelli che hanno definito esagerati i controlli all’ingresso con inspiegabile “sequestro” di oggetti sostanzialmente innocui. Dobbiamo dunque prendere atto che le cose sono cambiate. Ma andiamo un po’ indietro negli anni. Basterà ricordare gli anni 60/70, quando la sfilata dei carri si svolgeva in via Giuseppe Licata. Carri piccoli con l’orchestrina a bordo che suonava live. A poco a poco, negli anni a seguire, i carri però diventano più grandi e si cambia anche percorso perché via Licata diventa troppo stretta. Così anche in corso Vittorio Emanuele, anno dopo anno, i carri crescono di numero e soprattutto di dimensioni. Credo che il boom del nostro carnevale si sia verificato negli anni 80/90. Personalmente mi è toccato gestire, da Assessore al Turismo, l’edizione dell’85 con 16 carri e una decina di mini carri. Tutti ricordiamo come i mini carri fossero una seconda anima della festa riuscendo a trascinare al loro seguito una autentica marea di partecipanti spontanei. I carri allegorici intanto diventano sempre più imponenti. Di conseguenza aumentano le loro misure fino a coprire quasi la totale disponibilità in larghezza di corso Vittorio Emanuele. Nel frattempo, però, scompaiono i mini carri e i carri diminuiscono di numero. In questa ultima edizione, sei carri in tutto oltre il Peppe ‘Nappa. Cambiamenti fisiologici nel tempo e oggi, in virtù delle nuove normative sulla sicurezza, bisogna adeguarsi a nuove regole. I carri, diventati troppo grandi, in alcuni tratti di Corso Vittorio, forse potrebbero mettere a rischio la sicurezza collettiva. Ma c’è da dire che in tanti anni non si è mai registrato nessun incidente a parte quello nell’edizione del 2020 che è costato la vita al piccolo Salvatore Sclafani. A questo punto, la festa si ferma anche a causa della concomitanza dell’epidemia Covid. L’incidente al piccolo Salvatore però, da quanto sembra, non ha avuto niente a che vedere con la dimensione dei carri allegorici. La dinamica dell’incidente lascia pensare ad altro. Ma di questo si sta occupando sicuramente ancora un’accurata indagine in proposito.

Ma allora sembra spontaneo farsi una domanda. Se non ci fosse stato il terribile episodio del piccolo Salvatore, avremmo ancora il Carnevale nel centro storico? So che questa domanda probabilmente resterà senza risposta. Ma ad ogni modo, con tutto quello che oggi accade, con incidenti ed attentati indiscriminati portati a segno durante manifestazioni popolari di vario tipo, puntare gli occhi sulla sicurezza non è sicuramente sbagliato. Ma andiamo alle proposte. Il Carnevale si potrà fare ancora nel centro storico? Forse bisognerebbe fare i carri più piccoli. Ma questo limiterebbe l’estro e la fantasia dei carristi e sarebbe come tornare indietro. Bisognerebbe allora trovare dei correttivi sull’attuale sito della Perriera e nello stesso tempo trovare il modo di riattivare lo storico percorso di Corso Vittorio Emanuele. Sulla Perriera una cosa non mi è piaciuta sin dall’inizio. Il percorso dei carri si snoda su strade adiacenti e parallele. In questo modo le centinaia di decibel diffusi dai carri si impastano e si incrociano dando luogo ad una cacofonia inaccettabile. Basta ricordare che in passato quando il carro transitava da Corso Vittorio Emanuele e si trovava in prossimità della Piazza Scandaliato, doveva spegnere la musica per dare priorità alla musica del palco. Alla Perriera pensare ad un percorso di andata ed uno di ritorno su arterie un po’ più distanti, sarebbe dunque opportuno. Ricordo che un anno i carri hanno sfilato in Via Leonardo Sciascia ed un altro anno, in Via delle Azalee. Per quanto riguarda poi il coinvolgimento del Centro Storico, si potrebbe pensare a prevedere nel bando del Carnevale un ritorno dei mini carri che assieme ai Gruppi dei carri potrebbero sfilare nelle giornate di lunedì e martedì con il rogo di Peppe ‘Nappa in piazza Angelo Scandaliato a fine manifestazione. Questi due giorni in centro, con ingresso libero e conclusione della festa nella data naturale di calendario, forse potrebbero dare una risposta appagante a quanti, privati e attività commerciali, auspicano un ritorno del Carnevale in centro. Sarebbe un possibile modo di reinventare la festa rendendola sicuramente più grande e coinvolgendo l’intera città.

In conclusione, come ho avuto modo di dire in apertura, le cose nel tempo cambiano ma, soprattutto, possiamo essere anche noi a cambiarle. Chi può, però, ha il dovere di trovare  correttivi per cercare di rispettare, per quanto possibile, le tradizioni, e nello stesso tempo per accontentare tutti o quasi, perché, come ho sentito dire da più parti, il Carnevale di Sciacca è degli sciacchitani.

Gino Ciaccio