Quando il merito si fa strada… arricchendo la qualità della nostra sanità pubblica.

Non è escluso che questo nostro articolo possa anche causare qualche piccolo fastidio alla nostra concittadina Daniela Caracappa, che non è persona in cerca di visibilità, per le invidie che spesso vengono originate dalla notorietà, ma siamo sicuri che ci perdonerà perchè noi di ServireSciacca non possiamo far passare inosservato il fatto che proprio lei era una delle due dottorese protagoniste di in nostro articolo dell’ottobre 2023.

E adesso è stata nominata dall’ASP di Agrigento alla guida dell’unità operativa semplice dipartimentale di chirurgia senologica all’Ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento, con la mission di ampliare l’offerta sanitaria nel territorio e di attivare anche all’ospedale di Sciacca un ambulatorio di senologia, per una prima visita e valutazione dei casi clinici, non escludendosi in futuro ulteriori prestazioni al Giovanni Paolo II.

La storia che avevamo raccontato, con protagoniste la Caracappa e la dottoressa Rosalinda Impastato, aveva colpito molto i nostri lettori, tant’è che il nostro articolo aveva ricevuto ben 9.799 visualizzazioni e grazie ad esso Cittadinanzattiva di Sciacca aveva deciso di conferire alle nostre due dottoresse il premio di “Donne dell’anno“ con le seguenti motivazioni: “le qualità morali e i gesti concreti di solidarietà: la dedizione al lavoro, l’umiltà, la cortesia dimostrata e l’attenzione per la persona e per aver lavorato costantemente in difesa del paziente in modo competente e responsabile“.

Ci fa piacere nell’occasione riproporre quel nostro articolo del 27 Febbraio 2023:

“Ma adesso ci mettiamo a ricoverare anche i novantacinquenni?”

DiNINO PORRELLO

 OTT 27, 2023

Ci sono medici e medici, come in ogni professione, ma quando ti capita o capita a un tuo familiare di essere ricoverato in quell’ospedale pieno di problematiche che è il Giovanni Paolo II di Sciacca, allora la qualità umana e professionale dei medici che trovi sulla tua strada può davvero fare la differenza e, a seconda dei casi, trovarti ad ammirare come una sorta di eroi quelli che sfidano con il sorriso difficoltà di ogni genere oppure chiederti come mai quel signore che ti ritrovi davanti indossi l’abito del medico.

Ecco un’esperienza autenticamente vissuta.

Arriva in Pronto Soccorso alle ore 15:00 un “caso arancione”, età 95 anni: c’è un solo medico di turno, ma non c’è tanta gente, ragion per cui l’attesa non è lunga. Il nostro bravo medico d’urgenza, che opera “in solitaria” e fa la spola trafelato da una stanza all’altra, prescrive le analisi laboratoriali del caso e una TAC, che poco dopo vengono effettuate… Si arriva così alle ore 17.00 e con il cambio turno di medici ne arrivano questa volta due, e sono due dottoresse.

Una di esse, la dottoressa Rosalinda Impastato prende in carico il nostro novantacinquenne e decide di chiedere un consulto chirurgico. Passano pochi minuti e dalla chirurgia arriva la dottoressa Daniela Caracappa, la faccia vispa di una che sa il fatto suo. 

Visita il nostro paziente e si confronta con la dottoressa del Pronto Soccorso: vederle in azione è un piacere e ti riconcilia con quell’ospedale tanto martoriato, perché sono brave, competenti, scrupolose, efficienti.

Ti parlano guardandoti negli occhi e ti spiegano in modo semplice e chiaro che è consigliabile il ricovero, perché la situazione potrebbe anche evolvere in peggio. 

E ricovero fu. In Chirurgia, in quella metà di reparto disponibile, perché l’altra metà è chiusa da tempo a causa di lavori di ammodernamento ormai conclusi, ma per i quali non è mai arrivato il collaudo tecnico di fine lavori.

La dottoressa Caracappa prende in carico il paziente, lo fa con molta cura e attenzione, e prima di andar via lascia tutte le prescrizioni del caso.

Nei giorni immediatamente successivi però di turno non c’è lei, e tra gli altri suoi colleghi c’è anche chi evidentemente non gradisce il ricovero di persone così anziane, tant’è che quando si avvicina al letto del nostro ammalato lo si sente dichiarare con assoluta nonchalance: ma adesso ci mettiamo anche a ricoverare i novanticinquenni?… e poi, mentre il gelo scende nella stanza nr. 3, aggiungere: credo  di aver capito chi ha fatto il ricovero… senza degnare il malato di uno sguardo… forse perché non lo considera un suo paziente…

Il giorno dopo qualcuno riferisce l’accaduto alla dottoressa Caracappa, mentre si incammina di corsa verso un’urgenza in sala operatoria… lei sorride e si limita a dire: i ricoveri io li decido in base alle condizioni dell’ammalato, non mi interessa l’età…

Ma non finisce qui, perché lo stesso medico farà il bis di quel ritornello sull’età “inopportuna” del nostro novantacinquenne e sulla sottolineatura di non considerarlo un proprio paziente .

Per quanto ovvio è stato necessario attendere che fosse di turno la dottoressa Caracappa per valutare la possibilità di dimissioni e ritorno a casa del nostro coriaceo novantacinquenne, nel frattempo migliorato…

E per quanto ovvio davanti la porta della dottoressa Caracappa erano in tanti stamattina i familiari dei pazienti ricoverati, in attesa di ricevere da lei le informazioni desiderate sulla salute dei propri cari, perché in quel luogo la nomea si diffonde subito e lei giustamente viene considerata una brava.

Rosalinda Impastato e Daniela Caracappa, due medici che, come tanti altri, fanno onore alla professione che esercitano e all’ospedale presso il quale lavorano.

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