Hanno pressoché lo stesso numero di abitanti il sultanato dell’OMAN e la Sicilia: sui 4 milioni e mezzo.
In Oman c’è il mare, come in Sicilia, e il turismo è in fase di grandissimo sviluppo, molto più che in Sicilia. In Oman la temperatura media è 20/30 gradi in inverno e di 50 gradi in estate, e piove poco o nulla.
Le città degli omaniti, gli esercizi commerciali e gli alberghi dell’Oman non hanno però problemi di acqua, e non perché l’acqua corrente vi arrivi per grazia divina.
Da millenni, loro si sono saputi organizzare, sapendo di vivere in una regione desertica, e hanno costruito un sistema di “rete idrica” eccellente, non suscettibile di perdite, e quando l’acqua non arriva le case anche sperdute vengono rifornite con un efficientissimo servizio pubblico di autobotti, di colore blu, come nella foto, che arrivano dovunque e senza necessità di chiamata. Nelle zone desertiche e nelle zone montuose, che poi sono anch’esse deserti rocciosi, costruiscono alberghi uno dopo l’altro, perché l’acqua in Oman non ha mai costituito un problema.

Capirete bene come la mia mente sia ritornata alla meta di questo mio recentissimo viaggio mentre, costernato, assistevo ieri mattina, in aula consiliare, allo spettacolo indecente offerto da Settimio Cantone quale presidente del CdA di AICA, ovvero di chi gestisce il servizio che dovrebbe assicurare a tutti i cittadini un diritto primario quale la libera disponibilità dell’acqua, che issando la bandiera dell’onestà intellettuale annunziava in pubblico consesso che possiamo metterci l’anima in pace e che quasi certamente nella prossima stagione estiva andrà peggio di quella del 2024.

Ma perché, pensavo, tutti questi della Regione siciliana, dal presidente Renato Schifani andando giù fino a Settimio Cantone e passando per Sicilia Acque, non se ne vanno da scolaretti a fare un gita d’istruzione nel sultanato dell’Oman, o in uno dei tanti paesi della penisola arabica e del Medio-Oriente, per imparare come si affronta e l’emergenza idrica e quali investimenti occorre fare per affrontare l’emergenza idrica e climatica?

Ma ritorniamo a quello spettacolo indecente, che ieri con la diretta di ServireSciacca e senza alcun commento da parte nostra abbiamo voluto affidare direttamente e solamente alle voci di quelli che ne sono stati i protagonisti nel bene (gli amministratori condominiali, i rappresentanti dei comitati di quartiere, i consiglieri comunali) e nel male ( i vertici di AICA, e anche il sindaco di Sciacca e quello di Montallegro, quest’ultimo presidente dell’ATI, che insieme agli altri sindaci hanno la responsabilità di non aver finora saputo saputo affrontare in modo deciso la gravissima problematica).
L’informativa fornita dal presidente Cantone ha nella sostanza veicolato la notizia che siamo al collasso: il quantitativo di riserva idrica non consente di stare tranquilli perché è diminuito di un 15% rispetto a quello dell’anno scorso; dobbiamo solo sperare in una maggiore piovosità inviataci dal buon Dio; si susseguono i furti di cavi di rame contro i quali AICA non ci può far nulla; non è possibile fare alcuna programmazione, e l’unica speranza potrebbe essere rappresentata dall’entrata in funzione dei due piccoli dissalatori di Porto Empedocle (90 litri al secondo) finanziati nel giugno del 2024 dalla Regione con il FSC ma alla cui realizzazione la Regione non ha ancora messo mano; solo fino ad un certo punto le cose possono essere governate da AICA; sono in corso o saranno avviate al più presto interlocuzioni con la Regione e la Prefettura; AICA non è in grado di fornire notizie tranquillizzanti gli utenti del servizio idrico; AICA non è in grado di fornire alcuna garanzia per la necessaria programmazione degli operatori turistici; dobbiamo tutti quanti fare il pane con la farina che abbiamo; le polemiche e l’amplificazione del sentiment popolare non aiutano a risolvere i problemi.
Questo, semplicemente questo, e non altro.
Da licenziamento seduta stante. E invece continua a presiedere il CdA che gestisce il più importante servizio pubblico o presunto tale, perché in realtà il sistema idrico siciliano lo governa nella sostanza Sicilia Acque, che è una azienda privata.
Il presidente dell’ATI, che è il sindaco di Montallegro, ha confermato lo slittamento della realizzazione dei dissalatori finanziati per 8 milioni di euro, e ha evidenziato l’aspetto che occorrerebbe aggredire in primis, ossia la sistemazione e il rinnovo delle reti idriche cittadine, spesso ridotte ad un colabrodo, con le correlative esigenze di progettazione e di reperimento dei necessari finanziamenti.
La situazione – ha detto il presidente dell’ATI – è disatrosa: è scandaloso che ci siano Comuni, soci di AICA, che in una situazione ormai vicina al fallimento continuino a non versare le proprie quote di capitale e di consumi annui.
Ed è proprio questo il problema dei problemi di AICA: alcuni dei Comuni che ne fanno parte non pagano le proprie quote di soci della consortile e così la società vanta un credito di 8 milioni di euro nei confronti di alcuni dei suoi stessi soci, ossia Comuni che pur continuando a non pagare usufruiscono dei servizi e della fornitura di acqua da parte di AICA, al pari dei Comuni (tra cui Sciacca) cosiddetti virtuosi che hanno sempre pagato tutto quanto dovuto.
Con la conseguenza aberrante che questi Comuni cosiddetti virtuosi dovranno adesso mettere mano alle proprie casse per coprire la perdita di 4 milioni di euro evidenziata dall’ultimo bilancio AICA (quindi 400 mila euro a carico del Comune di Sciacca), perdita che va ad aggiungersi a quelle di altri due esercizi finanziari per complessivi altri 4 milioni di euro, mentre il penultimo bilancio aveva chiuso “miracolosamente” in pareggio.
Quindi 8 milioni di perdite economiche in quattro anni, a fronte di 8 milioni di crediti che AICA vanta in bilancio nei confronti di Comuni soci della stessa consortile che l’acqua la ricevono, la consumano e non la pagano ovvero sono latitanti come versamenti di quote capitale.
I cittadini di Sciacca invece non solo pagano, direttamente e indirettamente, l’acqua che arriva nei loro rubinetti, ma pagano anche di tasca propria l’acqua di che “riescono” con difficoltà a procurarsi attraverso i servizi privati delle autobotti, mai rimborsati da AICA.
Come è possibile che tutto ciò venga reso possibile dalla politica regionale? Che non intervenga un governo, nazionale o regionale che sia, ad imporre ai Comuni inadempienti di pagare il dovuto mettendo AICA in condizioni di poter gestire il servizio senza trovarsi in una situazione fallimentare?
Finalmente ieri si è sentito quanto meno parlare della possibilità di ridurre di un 15% la quantità di acqua destinata ai Comuni inadempienti per aumentare la dotazione ai Comuni cosiddetti virtuosi, ma dal punto di vista dell’equità sostanziale ci sembrerebbe allora più comprensibile la proposta provocatoria della consigliera comunale Carmela Santangelo: smettiamo di essere un Comune virtuoso, inizi il Comune di Sciacca a non pagare l’acqua ad AICA, tanto quella poca acqua che arriva continuerà ad arrivare, e destiniamo queste somme ad altri servizi utili ai cittadini come le stesse forniture di acqua con autobotti.
Ma le problematiche contestate ai vertici di AICA nel corso del “consiglio comunale aperto” riguardano anche tanti aspetti di cattiva gestione funzionale ordinaria, per i quali non occorre affidarsi “alla speranza che il buon Dio ci faccia arrivare maggiori piogge” (non nominare il nome di Dio invano, recita un comandamento) bensì a una gestione efficiente che evidentemente AICA non ha neanche lontanamente la capacità di assicurare.
Gli interventi di Anna Macaluso, rappresentante dell’Unione Comitati dei Quartieri e per l’occasione nelle vesti non di avvocato ma di vero e proprio pubblico ministero civico, del rappresentante degli amministratori di condominio e di alcuni consiglieri comunali, hanno messo in modo efficace sul banco degli accusati il vertice di AICA, evidenziandone in modo circostanziato le pesanti responsabilità e il fatto stesso di essersi presentato in aula unicamente per mettere le mani avanti e preannunciare nuove ed ulteriori emergenze idriche, senza prospettare alcuna soluzione.
L’elenco di queste contestazioni è davvero lungo: i turni di erogazione dell’acqua che non vengono rispettati, le incomprensibili differenze di forniture tra un quartiere e l’altro, le mancate riparazioni anche da anni di guasti e perdite della rete idrica a causa delle quali si disperde per strada circa il 60% dell’acqua già di per sé insufficiente che arriva, i numeri di telefono per l’emergenza idrica ai quali nessuno risponde, il fatto che debbono essere i cittadini a chiamare (quando ci riescono…) e a pagarsi le autobotti private, l’inesistenza di un servizio pubblico sostitutivo di autobotti che serva tutti coloro che lo richiedono per mancanza di acqua, il fatto che non sono stati mantenuti gli impegni assunti in relazione ai due nuovi pozzi messi in funzione alla fine dell’estate scorsa nel territorio di Sciacca, e tante altre cose ancora.
“Sciacca Terme: è tempo di prepararci per accogliere”: lo slogan ci ammonisce tutti nella stessa direzione, sì è proprio tempo di risvegliarci… di protestare… di mandare a casa la politica incompetente… di mettere mano alle progettualità necessarie e di ricercare i necessari finanziamenti… di pretendere dalla regione la dovuta attenzione… intanto perché la nostra comunità cittadina ne ha il sacrosanto diritto e poi perché se non ci mettiamo su questa strada hai voglia di ambire a diventare una meta internazionale come moderna stazione termale.
I flussi turistici continueranno a preferire le mete dove magari non hanno l’acqua termale ma quella corrente sì, come il sultanato dell’Oman per esempio.