Riprendiamo sul nostro giornale questo articolo scritto da Massimo D’Antoni e pubblicato su Tele Monte Kronio e RMK-TV che ringraziamo.

Nonostante i tagli di nastro e le rassicurazioni sulle prospettive future, resta grave la situazione del personale all’ospedale Giovanni Paolo II. Anzi, si aggrava ogni giorno di più.

Dopo le note vicende dei reparti di urologia, ortopedia e oncologia, desta adesso preoccupazione anche l’attività dell’Unità Operativa di Chirurgia. In poco tempo per motivi diversi il reparto è stato privato di tre dirigenti medici, riducendo la dotazione attuale a sole tre unità. Le attività quotidiane in corsia, ambulatorio e gli interventi chirurgici, stanno mettendo a dura prova il personale medico, costretto a turni massacranti ed a costanti reperibilità anche quando dovrebbero avere un turno di riposo.

Attualmente la chirurgia del Giovanni Paolo II è operativa con i dirigenti medici Giuseppe Di Prima, Michele Scarpulla e Salvatore Ciaccio. Hanno lasciato per altri incarichi Giuseppe Tornambè e Daniele Caracappa, e per il raggiunto pensionamento Pippo Scarpa. Ad oggi tutti i servizi vengono garantiti, ma con un notevole dispendio di energie da parte dei sanitari in servizio, ai quali solo il lunedi si aggiunge il primario Carmelo Sciumè.

C’è una precarietà che balza agli occhi degli utenti, quelli che vedono ogni giorno una difficoltà che rischia di determinare conseguenze negative per l’assistenza quotidiana, senza contare possibili riflessi negativi sullo stato di concentrazione dei medici in servizio, sottoposti ad un notevole stress. La situazione di precarietà non si risolverà senza nuove assunzioni e in questo senso l’Asp ha già annunciato l’immissione in servizio, ma con tempi che purtroppo non saranno brevi, di specializzandi, giovani medici che nella fase iniziale del loro lavoro avranno comunque bisogno di essere seguiti. Essere catapultati in sala operatoria con la responsabilità di operare un paziente senza aver avuto la necessaria formazione sul campo, sarebbe molto rischioso. Nessun accenno ad inviare a Sciacca rinforzi provenienti da altri presidi sanitari, vedi la vicina Ribera, dove la mole di lavoro nel reparto di chirurgia è naturalmente inferiore a quella di Sciacca.

Le prospettive per questo ambito della medicina non sono rosee: l’Associazione Nazionale Chirurghi Ospedalieri di recente ha denunciato che si riducono ogni anno le borse di studio per la specializzazione in Chirurgia generale: i giovani scelgono altre branche oppure vanno a lavorare nel privato. Tra qualche anno, non tra decenni, le sale operatorie potranno chiudere per assenza di chirurghi.

Massimo D’Antoni