E vitti li carrubi lustri nto cannistru,
na dicina di prennuli di zorbi appizzati a na canna,
li cutugna torti e pilusi dintra un panarcu,
e ranati russi e spinusi ci nneranu na trentina.
Nespuli varvusi e azalorì ! Gridava lu mischinu.
Fìcurini gialli, virdi e russi dintra un catu,
castagni e pastiglia chi niscia di li sacchi
cu nuciddi di natali e tìcu sicchi
.” (Totò Mirabile)

“Mi pari un cutugnu pilusu”. Lo sentivamo da ragazzi quando si voleva definire una persona introversa e acida. Già, perchè le melecotogne, uno dei frutti più diffusi di un tempo, oggi passati nel dimenticatoio e apprezzati solo da noi anziani, mangiate crude non erano piacevoli. Hanno un sapore aspro e “zubbusu”. Altra cosa quando sono cotte. In questo periodo dell’anno, quando l’uva perdeva il suo sapore, le arance non erano ancora mature, e non c’era tanta altra frutta da mangiare, la melacotogna cotta, servita a fine pasto su un piattino, a spicchi, con accanto un pò di zucchero, era frutta e dessert allo stesso tempo. Noi prendevamo con le dita uno spicchio di melacotogna cotta e la giravamo su quel delizioso mucchietto di zucchero per farlo insaporire ben bene. Lo zucchero , aderendo al frutto, gli conferiva uno sfavillìo, come fosse argento. Per molte settimane, era questo il nostro dolce preferito. E comunque…non c’era altro.

Ho letto che già i Greci e i Romani la consumavano così, ma con il miele, naturalmente. 

Nella cucina siciliana, la cotognata ha un posto di rilievo, o forse l’aveva. Gusti scomparsi, tra i nostri figli e nipoti. Io la adoro, sia più solida che come marmellata. Ho chiesto alla mia amica Antonietta Garaffa Di Marca di darmi la sua ricetta e ve la propongo.

Lavare bene le mele x eliminare la peluria, tagliare in quarti, farle cuocere in tegame con qualche bicchiere d’acqua e fettine di limone. A cottura scolarle e farle raffreddare nello scolapasta ( conservando il liquido potrebbe servire x la cottura)
Pulire le mele dai semini e passarle al passaverdura con tutta la buccia( io non la tolgo) pesare la polpa e x 1 kg( io metto 800 g. di zucchero. )In tegame x fare addensare insieme al succo del limone, un pizzico di cannella, stecca di vaniglia foglia di alloro aromi a piacere. Fare addensare ,mescolando fino alla consistenza voluta, più morbida x una confettura e più asciutta x la nostra cotognata.
In questo caso a fine cottura versare in una teglia rettangolare o nelle formine e fare asciugare x qualche giorno all’aria.

Niente di difficile, ma sempre tanta passione e amore, per qualsivoglia ricetta da eseguire. Una merenda d’altri tempi. Mia madre la tagliava a quadrotti e la metteva nella carta oleata, dove si manteneva morbida e profumata per settimane. Oggi abbinarla a formaggi freschi acidi o a secondi di carne è molto da gourmet. 

Ritornando ai “cutugna pilusi” penso che , in fondo, anche le persone così definite, possano nascondere una qualche dolcezza, se “cucinate” con amore e gentilezza.

Un pensiero su “CUTUGNA PILUSI… LA BONTÀ NASCOSTA DELLE MELECOTOGNE”
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