L’esito “intermedio” nella procedura del ricorso al TAR, presentato da Ignazio Messina e a cui si è aggiunto quello proposto dagli assessori del sindaco Fabio Termine, offre sicuramente alcuni spunti di riflessione.

I notiziari TV e on line hanno in questi giorni seguito questa querelle tra gli attuali sindaco e presidente del consiglio di Sciacca con particolare dovizia di particolari, trattandosi inevitabilmente di una vicenda di largo interesse pubblico, come è giusto che sia di fronte alla possibilità per la città di cambiare sindaco, assessori e composizione del consiglio comunale dopo neanche un anno, con la stessa rapidità con cui si cambia compagno di ballo in una contro danza.

Tutti probabilmente sanno già che rispetto allo spoglio elettorale originario il viceprefetto di Agrigento, Gabriele Barbaro, nel riesame delle 12 sezioni autorizzate dal giudice amministrativo ha recuperato 26 preferenze precedentemente annullate, 24 delle quali presumibilmente attribuibili a Messina e 2 a Fabio Termine. A decidere sarà il Tar, alla cui valutazione finale saranno sottoposte queste 26 schede elettorali, nell’udienza fissata per il prossimo 24 marzo.

Le risultanze della verifica effettuata dal funzionario della Prefettura sono quindi propedeutiche alla valutazione finale del tribunale amministrativo regionale, che potrebbe accoglierle tutte oppure solo in parte. Ma sull’esito finale del ricorso ciò dovrebbe comunque contar poco perché, come ha dichiarato il legale di Fabio Termine, anche se la differenza massima possibile di + 24 preferenze a favore di Ignazio Messina fosse confermata, non sarebbe comunque ancora sufficiente a fargli raggiungere quel quorum del 40% che al primo turno aveva mancato per una manciata di voti (18), costringendolo così ad andare al ballottaggio con Fabio Termine, che poi lo aveva battuto.

L’innalzamento delle preferenze validamente espresse fa infatti innalzare anche il numero dei voti richiesti per raggiungere la percentuale del 40% e neanche 24 voti in più basterebbero a Messina per raggiungere il traguardo della sindacatura.

Insomma, nulla da invidiare alla celeberrima tela di Penelope.

Tutto finito, quindi?

Manco per idea.

Uno dei legali di Messina ha già preannunciato un ricorso aggiuntivo, motivato dalla particolarità di una decina di schede visionate durante la verifica in prefettura e riferibili allo stesso Messina, non conteggiate nello spoglio di giugno, e che non è stato possibile in questa fase ricomprendere tra quelle da sottoporre al giudizio del giudice perché di tipologia diversa da quelle oggetto delle motivazioni del ricorso iniziale. E non finisce qui. Perché i legali di Messina proveranno anche, alla luce di questo risultato di 24-2 ottenuto nel riesame delle 12 sezioni, di rinnovare la richiesta che vengano riesaminate tutte le 42 sezioni, e senza neanche escludere la possibilità di un ricorso finale alla Procura della Repubblica per invalidare l’esito elettorale ufficiale di giugno 2022.

Insomma, tutto lascia presagire che ne vedremo ancora delle belle e per tanto tempo…

Intanto nei titoli sui giornali è già tutto un fuoco pirotecnico:

L’avvocato Polizzotto: “Con spoglio regolare il sindaco sarebbe stato Messina”.

⁃ Simone Di Paola: “Termine sindaco legittimamente, sentenze si commentano dopo pronuncia”

⁃ La querelle potrebbe durare a lungo. Messina pronto anche a ricorso in Procura

Veniamo quindi ad alcuni brevi spunti di riflessione che ci sembrano emergere da questa storia.

Il primo è che Ignazio Messina aveva ragione nel sostenere che il risultato ufficiale, sotto il profilo strettamente numerico, delle preferenze nel primo turno elettorale non corrispondeva al vero e che era lui ad esserne stato penalizzato: avendo fallito per soli 18 voti il raggiungimento di quel 40% che lo avrebbe fatto diventare sindaco, c’erano quindi anche nella realtà dei fatti tutti i presupposti, non solo giuridici, per la presentazione del ricorso. Diciamo questo pur rendendoci conto che sotto il profilo strettamente politico (essendo stato poi al turno di ballottaggio battuto da Fabio Termine) le opinioni sul punto della opportunità del ricorso possono essere anche divergenti. Ciò che lascia davvero perplessi è come possano avvenire cose del genere, e qui entra in ballo il livello di preparazione e di competenza dei presidenti di sezione elettorale. Può perfino venire il dubbio malizioso che i rappresentanti di lista siano più bravi di alcuni presidenti. Sarebbe quindi cosa utile e importante che si trovasse il modo di far fare, preliminarmente, almeno una giornata di formazione alle persone prescelte per il ruolo di presidente di sezione.

Seconda considerazione. I commenti degli avvocati, di una parte e dell’altra, ci appaiono quanto meno inopportuni in questa fase istruttoria, ma questo in Italia è ormai un vizio generalizzato dei legali.

Terza e più importante riflessione. È semplicemente assurdo che su una materia assai delicata ed urgente come quella di un ricorso sull’elezione a sindaco di una città si debbano attendere nove mesi per arrivare ad una sentenza: la normativa procedurale della giustizia amministrativa dovrebbe prevedere una corsia preferenziale in termini di urgenza e di conseguente tempistica, in modo da consentire di arrivare alla trattazione e decisione di tale tipologia di ricorsi in un tempo del tutto ragionevole, che il buon senso potrebbe identificare in un mese. Si lascia invece un’intera città, un intero consiglio comunale, un’intera squadra assessoriale, un sindaco e lo stesso ricorrente in balia di una incertezza di fondo che fa male al buon senso civico, politico e giuridico, oltre che probabilmente all’intera città.

Ultimo spunto di riflessione. Quel quorum del 40% tutto siciliano è del tutto disdicevole, e proprio l’intera contesa elettorale di Sciacca, ancora in attesa di una sua definizione, sta lì a dimostrarlo.

Un pensiero su “RICORSO AL TAR MESSINA/TERMINE: ALCUNI SPUNTI DI RIFLESSIONE”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *