Il copione è una caratteristica specifica del nostro Carnevale. Ne costituisce l’anima, il tratto distintivo, un unicum, un’originalità che è tutta sciacchitana. Le recite carnevalesche hanno la loro origine nella notte dei tempi e non è questa la sede per disquisire su un argomento che ci porterebbe lontano.
Vogliamo parlarvi di un evento che ha radunato ieri sera nei locali del Circolo di Cultura di Sciacca quattro autori “storici” dei copioni carnevaleschi: Lorenzo Raso, Vincenzo Catanzaro, Angelo Pumilia e Pippo Graffeo. La loro attività, all’interno della nostra manifestazione più popolare, risale alla seconda metà degli anni 60. Lorenzo Raso ha scritto il suo primo copione a 22 anni, nel 1967 “Picciotti di sti tempi”. Vincenzo Catanzaro a venti anni, nel 1966 con “Carnevale nello spazio”. Pippo Graffeo a 22 anni, nel 1975 con “Anonima sequestri”. Angelo Pumilia ha esordito nel 1983 con “Lu munnu è un circu”.
Quattro operatori del Carnevale con una diversa personalità e una diversa impostazione dei bozzetti recitativi che hanno accompagnato, negli anni, carri allegorici di comitive che hanno fatto grande la nostra festa. Satira e poesia coniugate insieme per fustigare società e politica, costumi e abitudini, vizi e virtù di una realtà in costante cambiamento. Ma loro sono stati attenti e hanno attenzionato, di volta in volta, con il sorriso bonario di chi “castigat ridendo mores”, ogni sfumatura della vita di questa città. Hanno saputo stemperare l’amarezza con l’ironia e il disappunto con la risata. Il tutto, condito con un elemento senza il quale non avrebbero mai scritto nulla di ciò: il grande amore verso questa Sciacca e il suo Carnevale.
Grazie a Lorenzo, Vincenzo, Angelo e Pippo, quattro colonne portanti, quattro persone creative e preziose che con i loro versi, le loro idee, il loro entusiasmo, ancora oggi ci fanno innamorare ed essere orgogliosi di una festa che è nel cuore di tutti noi.
Qui a seguire la registrazione di una parte significativa dell’evento di ieri sera al Circolo di Cultura, nella quale manca, quasi interamente, la parte iniziale di Lorenzo Raso, con il quale ci scusiamo.