Ci sono persone che nella nostra vita hanno lasciato una traccia indelebile della loro presenza. E sono sicura che ricordarli sia un dovere civico per tutti noi ed evitare che lo scorrere inevitabile del tempo ne cancelli la memoria. Se poi, queste persone hanno avuto un ruolo culturale in questa città, allora ancora di più mi preme parlarne.
Giuseppe Montalbano ha vissuto in questa nostra città da quando aveva due anni. I suoi primi due li ha trascorsi in Libia, a Tripoli, dove è nato il 19 Dicembre 1940, ultimo di 7 figli. Si era diplomato all’Istituto D’Arte di Palermo e aveva iniziato subito a insegnare presso quello di Sciacca, insieme a tanti illustri colleghi che all’epoca formarono un sodalizio artistico di rilievo (Nucci, Stassi, Nacci, Bruno, Cascio). E’ stata, quella vissuta da questi artisti e docenti, una stagione felice per la nostra Sciacca. Un fermento culturale che si collegava a correnti artistiche che coinvolgevano altre città siciliane, come Scicli e Modica con Piero Guccione. Nella vita privata di Montalbano irrompe in quel periodo una figura che gli cambierà la vita: Lia Termine, la donna che sarà la sua musa ispiratrice, la sua forza, la sua spinta verso una carriera che lo vedrà protagonista, dagli anni 60 fino agli anni 2000 sulla scena artistica con mostre personali e collettive. Qui sotto, i coniugi Montalbano con Giambecchina:
Entrambi docenti di Arte, vivono in simbiosi, sentimentale e artistica. Pippo e Lia. Inseparabili, sorridenti, allegri, motivanti, socievolissimi, empatici. Gli amici degli amici. Generosissimi, solidali.
La pittura di Montalbano è inconfondibile. Incarna l’anima della nostra terra con i colori del mare, cielo, fiori, frutta, con i pianori e le colline, Predilige un impianto scenico in cui la siepe, gli steccati, i ripiani di legno, le conchiglie, le sfere o le mezze sfere, gli eterei drappi di voile appoggiati quasi a caso, parlano di spiritualità. Gli elementi naturalistici sono un osservatorio di questo artista sul disincanto del mondo, ma anche la rassicurante culla dei valori della sua casa, della sua terra, della sua cultura.
Pippo Montalbano portava la sua arte e la sua passione anche nel Carnevale di Sciacca, collaborando con l’associazione “La giara” Le sue pennellate animavano e davano un tocco speciale ai carri allegorici degli anni 80 e 90. (Come non ricordare Cin Cin? quel meraviglioso Bacco con la sua coppa e la bottiglia di champagne.)
Dovunque Pippo esponesse, noi eravamo con lui, che fosse a Palermo o a Piacenza o in capo al mondo. Pippo e Lia erano tutti noi. Ci saremmo buttati nel fuoco per loro.
Gli scrittori greci parlano di “invidia degli dei” nei confronti degli uomini, quando percepiscono la loro felicità e fortuna e ne sono invidiosi e gelosi. “Phthonos ton theon”. Ho sempre riflettuto su queste parole, quando la parabola umana di Pippo Montalbano e della sua Lia ha preso una parabola discendente irrefrenabile. Tutti abbiamo pensato che delle persone così meravigliose e amabili non meritassero che il destino li punisse in maniera così crudele. Ma così è avvenuto.
Dell’artista Montalbano ci restano le sue meravigliose opere pittoriche e la sua impronta indelebile nella vita culturale di questa città. Di Pippo, uomo e amico, ci resta il sorriso e la grande umanità.