Eccole qui, nella loro fioritura stagionale, le eritrine dello Stazzone. Ma non erano state potate nel periodo giusto, nonostante sollecitazioni e richieste all’assessore al ramo (mai definizione mi era sembrata così azzeccata.) Non è cambiato nulla, negli anni. Vi racconto la loro storia
Mi telefonava da Roma, la mia amica Diana. “Flavia, li hanno potati gli alberi allo Stazzone?” Cosa dovevo risponderle? “No, mia cara, non lo hanno ancora fatto”. Gli alberi a cui lei si riferiva erano le sei eritrine che si ergono altissime sul marciapiedi del Borgo. Una vera barriera di verde, bellissimo polmone che ancora sopravvive, ma che, negli anni 90 erano ancora piccoli e in grado fornire ombra, senza ostruire la vista del mare agli edifici che si affacciano sulla strada.
Non che Diana non amasse la natura, tutt’altro. Ma una sapiente potatura di quegli alberi, a tempo debito, le avrebbe consentito di vedere il mare dal suo balcone, al primo piano. Già, perchè Diana amava Sciacca, dove erano radicate le radici della sua famiglia materna e pur vivendo a Roma, le sue vacanze le faceva a Sciacca, allo Stazzone. La casa della famiglia Friscia è accanto alla nostra. Fu mio nonno a ristrutturare , negli anni 60, due magazzini abbandonati , facendone due palazzine quasi gemelle. Le finestre della nostre cucine erano così vicine che , all’ora di pranzo, ci passavamo reciprocamente le pietanze, soprattutto i dolci, sporgendoci e afferrando il piatto che le une porgevano alle altre.
Le signorine Adele e Rosa , zie di Diana, erano un mito del Borgo. Non si erano sposate e si prendevano cura di tutti i nipoti e pronipoti della famiglia , coccolandoli sotto ogni punto di vista. Religiosissime, andavano a messa tutte le mattine, facendosi dare un passaggio sulla 500 di mio padre. Rosa, in particolare, era un’ottima cuoca. Mi ha insegnato a fare le uova murine e il salame di cioccolato, che lei chiamava “salame turco”. Faceva la maionese a mano e delle marmellate strepitose. Anche Pina, la sorella maggiore di Diana, aveva una fissa per quegli alberi, che amava e odiava allo stesso tempo. Lei era una pittrice e questo suo acquerello raffigura le eritrine stazzonare.
Come potete comprendere dall’uso del passato verbale, tutte queste persone vivono nei miei ricordi. Diana , in particolare, ha voluto che le sue ceneri fossero sparse nel mare di Sciacca, a suggellare questo suo grande amore con la nostra città