Dal buio delle quinte nere, scarne emerge una figura. Una lama di luce illumina il suo volto e il corpo che indossa indumenti militari: pantalone mimetico e corpetto anti-proiettile.

Il pubblico ha il fiato sospeso. Attende. Ed ecco la voce dell’attore che squarcia il silenzio. Le sue parole prendono il volo insieme alle nostre emozioni. Ci trasporta davanti alle porte di Ilio, la città assediata da dieci lunghi anni dagli Achei, nel momento più drammatico di un epos che ciascuno di noi conosce: il duello tra Achille ed Ettore. Sentiamo la voce di entrambi i personaggi, vediamo lo sfavillìo delle loro armi, percepiamo il fragore degli scudi e delle lance. Ettore corre inseguito da Achille, come la colomba inseguita dal falco, intorno alle mura, lo sentiamo ansimare e dall’alto le implorazioni strazianti di Priamo, di Ecuba prima, lo supplicano di ritirarsi e rinunciare al duello. Dall’Olimpo, la voce tonante di Zeus, impietoso di fronte al destino dell’eroe difensore di Troia e quella beffarda di Athena. E la bilancia che pende impietosamente dal lato di Ettore , decretandone la fine. L’urlo straziante di Andromaca si riversa come un fiume in piena sugli spettatori in un momento di incalzante metrica…La guerra. Tragedia e follìa. Un tema antico come il mondo e così tragicamente attuale. Tutto questo ci ha trasmesso ieri sera Alfonso Veneroso da quel palco, con il suo lavoro dal titolo “Achille ed Ettore” “La morte dell’eroe”. Una pièce teatrale stupenda, dal pathos altissimo. Una recitazione senza pause, senza interruzioni. Noi eravamo lì, su quelle sedie dell’atrio, immobili e attenti, come ipnotizzati dalle parole di Alfonso, dal primo all’ultimo istante ma la nostra mente e il nostro cuore erano con Ettore, con l’eroe che difende fino all’ultimo la patria e gli affetti e con i nostri ricordi legati al mitico mondo di Omero, con il pensiero all’Ucraina, alla guerra che ogni giorno ci parla dai media.

Alla fine, tutti in piedi ad applaudire questo grande figlio di Sciacca, un attore la cui statura giganteggia ormai con i suoi originali lavori, che scava profondamente nei sentimenti umani rivalutando e attualizzando tematiche “classiche” e autori che lui “sente” intimamente e ripropone, consapevole della loro grandezza e contemporaneità. Alfonso Veneroso non ci delude mai. Tutt’altro. Ogni volta che abbiamo il piacere di assistere ai suoi spettacoli, ne usciamo migliori. Tutti.

P.S. Vivamente compiaciuto l’Assessore Salvatore Mannino, presente con la consorte all’evento, che ha voluto questo spettacolo per il cartellone dell’Estate Saccense. Presente anche l’assessora Sinagra. Prodotto dall’Associazione “Figli D’ Arte “Cuticchio” lo spettacolo viene replicato stasera.

5 pensiero su “Alfonso Veneroso: dalla guerra il potente messaggio della pace”
  1. Alfonso con questa sua ultima performance si conferma davvero come “Gigante” del teatro contemporaneo “colto” e , come volevano i Greci del V.sec., anche educativo.
    Ma una recensione così bella e meritata sarebbe piaciuta pure a Sir Laurence Olivier .
    Grazie anche per il solidale pensiero alla martoriata Ucraina .
    SLAVA UKRAINI !

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