Il testo dell’articolo è di Raimondo Moncada, che ce ne ha amichevolmente autorizzato la pubblicazione su ServireSciacca:
Oro puro. Parlo dell’incontro con lo scrittore Fabio Genovesi. Questo è stato. Oro puro, come il titolo del suo ultimo libro che ieri sera ha presentato a Sciacca, nella Sala degli Specchi della Badia Grande, gremita nonostante il caldo, nonostante l’orario, nonostante Barbie, Emily e altri appuntamenti in contemporanea.
Fabio Genovesi è stato ospite del Letterando in Fest Off – la lunga estate, del patron Sino Caracappa in un incontro a cura della Libreria Ubik di Ornella Gulino, inserito nell’Estate Saccense 2023.
A condurre l’autore, per mare, per terra, per cielo, ovunque, è stata Alice Titone, saldissima ed esperta timoniera oltre che intrepida ciclista. E lo spettatore è stato così preso fin dalle prime battute (parlo di me, ma penso anche per gli altri dietro di me) che non ha sentito le elevate temperature di una sala chiusa rinfrescata solo da un venticello delle due porte lasciate spalancate e da un minuscolo ventilatore di Mariolina Bono, conduttrice del precedente incontro con Stefania Crepaldi.
Fabio Genovesi ha affascinato il pubblico, con la sua profonda semplicità o se vogliamo con la sua semplice profondità. Ha parlato del suo libro Oro puro, ma ha parlato della vita, della poesia della vita, dello stupore come quello di trovarsi in mezzo al mare sopra una nave, o una barca, o una zattera, e perdersi in quella meraviglia in cui le stelle si riflettono sul mare e mare e cielo non si distinguono più e tu non pensi a niente perché non siamo niente, solo meraviglia tra le meraviglie dell’universo.
Fabio Genovesi ha parlato perché ne doveva parlare, di Colombo, della scoperta dell’America, della lenta ma non troppo lenta scrittura del suo romanzo durata ben quindici anni, lavorando di immaginazione e ripercorrendo fisicamente le rotte delle caravelle che da tre rientreranno in due.
Ha parlato dell’amore che è silenzio e del silenzio che è amore. Ha parlato, parlato senza mai stancare, anzi ristorando, rinfrescando, portandosi dietro il pubblico, nella sua narrazione, nella sua esaltazione della lentezza, non solo nella scrittura (scrive a penna su fogli della ferramenta e in piedi) ma anche nella lettura in un mondo in cui tutto deve essere consumato subito, in cui tutto si fa per stupire e acchiappare i like e non per stupirsi, in cui i giovani sono vecchi e i vecchi giovani.
Una grande scoperta per me, di scrittore e di uomo e di intrattenitore e di racconta storie, così leggero e così profondo, così poetico e così spassoso. Un incontro, un arricchimento, uno spettacolo, un momento di meditazione e di scuola di scrittura e di godimento degli attimi dell’esistenza umana, con un romanziere senza alcuna cravatta: oro puro. È quello che mi sono portato a casa.
Raimondo Moncada