Il periglioso viaggio dello spettacolo “Chiamatemi Ferdinandea “di Salvatore Monte si è concluso in gloria, ieri sera al Teatro del Mare di Menfi. Ed è stato quello spettacolo che noi ci aspettavamo: ricco di luci, colori, giochi pirotecnici, musica, cori, balli. Una produzione imponente.

Sostenuto dalla professionalità di attori “consolidati” e da tante giovani leve che Salvatore ha saputo motivare intorno al suo progetto che molti, in modo molto generico, definiscono “da folle”, ma che tale non è, sicuramente. Io la definisco una prova d’amore. Una ulteriore prova d’amore che Salvatore, ha voluto tributare alla sua città, che ama profondamente e visceralmente, nella sua storia, nella sua tradizione, nei suoi luoghi, nei suoi personaggi, nei poeti, nella gente.

Uomo di spettacolo ma anche cittadino consapevole che ha dato prova e testimonianza di passione, di tenacia, di serietà degli impegni presi. Con il suo notevole bagaglio di esperienze in campo teatrale ma anche amministrativo e civico, Monte, con la voce di Ferdinandea, nell’epilogo dello spettacolo, ha gridato con quanto fiato aveva in gola l’ affermazione di questa isola ad esistere, a continuare a vivere nonostante le tante avversità. A esistere nel rispetto dei suoi concittadini, dei suoi amministratori. A non scomparire, come avvenne nel 1831. Come tante eccellenze del patrimonio architettonico, artistico e archeologico di Sciacca. Un messaggio forte, quello di Salvatore Monte in questo spettacolo, scoppiettante non solo di fuochi e di effetti, ma anche di linguaggi, di riferimenti storici e poetici. Il “visionario” Monte ha più amore di tanti di noi, in questa città.

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