La notizia, anche se da alcuni già paventata, è di quelle che potrebbero avere un effetto dirompente sulle future sorti del già martoriato ospedale Giovanni Paolo II di Sciacca: è venuta fuori la bozza di un documento regionale, cinque pagine e sette articoli, che dovrebbero diventare disegno di legge in materia di riorganizzazione delle aziende del servizio sanitario regionale, in base al quale la gestione degli ospedali viene sottratta alla ASP (e fin qui nulla di negativo, anzi…) e viene affidata a nove aziende ospedaliere (una per provincia, tranne Palermo e Catania che ne avrebbero due ciascuna), nelle quali il DEA di I livello sarebbe rappresentato dall’ospedale del capoluogo di provincia e gli altri presidi ospedalieri diventerebbero tutti di base, aggregati all’Ospedale capofila..
Insomma, si è trovato il modo di raddoppiare (anzi di più) il numero dei direttori generali: due per provincia (ASP e Azienda ospedaliera) e tre per Palermo e Catania. Ecco risolto con un colpo di bacchetta magica il nodo politico delle nomine!
In particolare la situazione nella provincia di Agrigento sarebbe la seguente:
Agrigento – Azienda Ospedaliera San Giovanni di Dio, con sede legale in Agrigento, struttura ospedaliera capofila DEA di I livello, cui transita la gestione diretta dei seguenti presidi ospedalieri:
⁃ Giovanni Paolo Il di Sciacca
⁃ Fratelli Parlapiano di Ribera
⁃ San Giacomo d’Altopasso di Licata
⁃ Barone Lombardo di Canicatti.
Questo significherebbe che:
⁃ finirebbe la farsa degli Ospedali Riuniti di Sciacca e Ribera
⁃ l’Ospedale di Sciacca, che a suo tempo era assurto alla dignità di Azienda, verrebbe “retrocesso” a Ospedale di base, perderebbe la qualifica (rimasta però sempre sulla carta) di DEA di I livello e, commenta un addetto ai lavori che lavora all’interno del nosocomio saccense, “resteremmo sempre i servetti di Agrigento”.
“Non abbiamo più tempo di conferenze stampa, incontri ed amenità varie. Serve una manifestazione di tutto il territorio contro una riforma utile solo a replicare incarichi (politici)”, gli fa eco un altro medico dell’ospedale di Sciacca.
La prima immediata osservazione di fronte a questi immediati gridi di allarme è sicuramente quella che se va in porto questa programmata riorganizzazione su base provinciale delle Aziende ospedaliere c’è ben poco da fare, in quanto Sciacca non è capoluogo di provincia e quindi o bere o affogare…
Ma l’errore di base, contro il quale tentare di battersi (avendone la capacità…), potrebbe essere proprio questa scelta della configurazione esclusivamente provinciale delle aziende ospedaliere, che non tiene in alcun conto le particolarità territoriali.
Sappiamo infatti tutti molto bene che la provincia di Agrigento è la più penalizzata in Sicilia in termini di collegamenti e che ha tutto il versante occidentale (coincidente con il distretto sanitario di Sciacca) che risulta più vicino è meglio collegato alla zona del trapanese, in particolare a Castelvetrano e Mazara del Vallo; anche i comuni dell’interno gravitano esclusivamente su Ribera/Sciacca, essendo troppo penalizzati nei collegamenti con Agrigento; infine lo stesso Ospedale di Corleone ha più facilità di collegamento con Sciacca che con Palermo
Tutto questo per dire che l’idea di un’Azienda ospedaliera, denominata SELINUNTINA, che riunisca Sciacca, Ribera, Castelvetrano (e magari anche Corleone), potrebbe diventare una proposta spendibile in alternativa al modello esclusivamente provinciale, a favore di una sanità ospedaliera funzionale alle esigenze del territorio. E sottrarrebbe Sciacca agli appetiti di una politica da sempre molto agrigentocentrica.
Per portare avanti una proposta del genere ci vorrebbe tuttavia una classe politica (sindaci, deputati regionali) all’altezza della situazione, di elevato spessore come suol dirsi, e le vicende più recenti dell’ospedale di Sciacca ci dicono che questa classe politica non l’abbiamo, come non abbiamo neanche una popolazione disposta ad alzare la voce e a combattere per salvaguardare i propri diritti e interessi.