Scendono in campo i sindaci a difesa della sanità pubblica, a difesa delle proprie comunità.
Avviene a Sciacca e i protagonisti sono stati loro, 15 sindaci del comprensorio, che si sono ritrovati ieri attorno al tavolo di una conferenza stampa per dichiarare il loro NO allo smantellamento della sanità pubblica, il loro NO allo smantellamento dell’ospedale di Sciacca, il loro NO a una dirigenza manageriale dell’ASP e a una politica regionale della sanità che si occupano unicamente dei propri interessi clientelari e non della salute dei cittadini, e per convocare sé stessi, i presidenti e i consiglieri comunali dei rispettivi consigli comunali, tutte le forze politiche, le associazioni e i comitati espressione della società civile, i cittadini tutti delle proprie comunità a una manifestazione di protesta che hanno indetto presso il Giovanni Paolo II per il giorno 28 di questo mese a sostegno della sanità pubblica, territoriale e ospedaliera, nel comprensorio che ha Sciacca come capofila.
E’ molto alto il valore, politico e sociale, di questi 15 sindaci che, nella qualità di responsabili della sanità nei propri territori, vogliono avviare insieme un nuovo percorso, vogliono finalmente far sentire la voce che arriva dalla gente, vogliono porsi in antitesi ad una cattiva politica che sta smantellando il diritto costituzionalmente garantito alla salute.
Saprà questo valore di una “comunità dei sindaci” trasformarsi in azione concreta, in strategia comune, in proposte ben definite che possano trovare ascolto?
Tocca a Fabio Termine, sindaco capofila di Sciacca, prendere per primo la parola per porsi alla guida di questa nuova “comunità dei sindaci”.
Parla a braccio e si lascia guidare da una spinta emotiva:
Ci hanno per anni abituato a sopravvivere, ad accontentarci. Il risultato è che l’ospedale di Sciacca sta andando a pezzi. Chi ha gestito la sanità ha unicamente curato un certo tipo di interessi che nulla hanno a che fare con il diritto alla salute della nostra gente. L’obiettivo di questa classe politica che gestisce la sanità è quello di non fare nulla, salvo mettere nei posti ambiti le persone che hanno favorito le loro campagne elettorali. Ho cercato di istituire un rapporto istituzionale sia con il commissario straordinario dell’ASP, Mario Zappia, che con l’assessore regionale alla sanità, GiovannaVolo, ma ogni richiesta è rimasta senza risposta e siamo arrivati al paradosso: l’unica volta che Zappia mi ha chiamato a telefono è stato per convocarmi al fine di affidarci il compito di cercare case ai medici stranieri. Non c’è alcuna voglia di costruire qualcosa che sia coerente con un’idea si sanità pubblica, si vuol solo foraggiare la sanità privata. Noi sindaci ci siamo stancati, è arrivata l’ora di andare oltre le azioni simboliche. Il tempo delle chiacchere è finito. Noi sindaci vogliamo e dobbiamo diventare parte attiva nei tavoli istituzionali, protagonisti di una trattativa politica con il presidente della Regione per una sanità nell’interesse dei cittadini. Questa riunione era stata programmata prima che uscisse la bozza di riorganizzazione della rete ospedaliera, di cui tanto si è parlato negli ultimi giorni, è qualcosa che fa accapponare la pelle, un vero e proprio test per sondare la reazione dell’opinione pubblica a un modello di sanità che soddisfa gli appetiti della classe politica regionale.
Vicino a lui c’è l’on.le Margherita La Rocca Ruvolo, nella sua qualità di sindaca di Montevago, e a lei il sindaco di Sciacca passa il microfono:
Una governance non può permettersi di perdere 10 medici in pochissimi giorni, come è avvenuto in ASP Agrigento. A Palermo sembrano interessati soltanto alla quadratura delle dinamiche politiche regionali, non di quelle dei territori.
La voce dei sindaci delle piccole città dell’interno esprime piena sintonia alla volontà di diventare protagonisti di un nuovo corso e porta tra l’altro alla luce il problema della mancanza del pediatra nelle loro comunità del pediatra, con problemi annessi e connessi compreso quello della necessaria prescrizione dei medicinali, così come quello della precarietà estrema dei collegamenti stradali con i Pronto Soccorso di Sciacca/Ribera.
Non c’è il sindaco di Ribera ed è un’assenza pesante e anche inopportuna. Sembra avere un chiaro significato politico, perché trovandosi fuori sede avrebbe potuto far partecipare il vice-sindaco, considerata l’importanza del momento. Assenza tra l’altro neanche preavvisata.
E’ proprio l’intervento del nostro giornale, durante la conferenza stampa, sollevare il velo di imbarazzante silenzio su questa mancata presenza: occorre affrontare con chiarezza il nodo degli ospedali riuniti di Sciacca e Ribera, facendo sì che la riunione di questi due presidi ospedalieri possa diventare un’opportunità, nel nome dell’efficienza, per difendere al meglio e rendere effettivo il DEA di I Livello e per servire al meglio i paesi dell’area disagiata, con le due strutture di Sciacca e Ribera finalmente complementari e non come inutili doppioni.
Dei consiglieri comunali di Sciacca, presente il solo Giuseppe Catanzaro.
L’appuntamento è fissato, per il giorno 28 di questo mese: tutti insieme, al di là dei colori politici, per difendere la sanità pubblica, sia ospedaliera che territoriale. E’ arrivato l tempo delle risposte anche da parte dei singoli cittadini, non si può restare indifferenti. Ha preannunciato la sua partecipazione anche il Comitato Ospedale di Zona Disagiata di Ribera.
Egr. Dr. Portello, condivido l’articolo ma soprattutto la parte in grassetto.
Una battaglia nel nome del superiore diritto alla salute dei cittadini deve partire, preliminarmente, da una netta individuazione dei ruoli dei due presidi ospedalieri. In questi mesi, infatti, ho avuto la netta sensazione di un “si salvi chi può”, mi sia consentito, soprattutto dal versante dei cugini riberesi.
Se non ci si chiarisce e subito sono dell’idea che anche noi dobbiamo cominciare a pensare a noi stessi insieme a chi condivide le battaglie del nostro ospedale