Tanti eventi e tante occasioni organizzate anche da privati qui a Sciacca, la Città dei Re, per trascorrere serate diverse. C’è l’imbarazzo della scelta.
È il “caso” di un evento patrocinato dal comune di Sciacca e dal Royary di Sciacca, che si è svolto al Circolo di Cultura nell’ambito della rassegna “Incontri Incrociati” e dal titolo “LE ORIGINI DEL CASO DI SCIACCA“, relatori il dott. Antonino Ciaccio e Michele Termine.
Un attento pubblico, a tratti stupito da argomenti che hanno messo in risalto verità diverse e documentate rispetto alla storia che tutti conosciamo e riportata sui libri storici del canonico M. Ciaccio e del Savasta.
L’inizio dell’odio tra le due famiglie dei Luna e dei Perollo non sarebbe iniziata per il corteggiamento di Giovanni Perollo a MargheritaPeralta, né per le serenate cantate da cantori e menestrelli dell’epoca sotto le finestre del castello dei Peralta, bensì per questioni economiche tra Giovanni Perollo ed Eleonora d’Aragona a cui, il primo, aveva prestato ingenti somme di denaro. La lite continuò poi per la scelta del marito da dare a Margherita. Il Perollo sostenne il candidato di re Martino primo ossia Artale Luna, mentre Eleonora d’Aragona aveva brigato per far sposare la nipote con il figlio del Maestro Giustiziere Bernardo Cabrera.
Le vicende sul feudo del San Bartolomeo sono successive e hanno avuto come protagonisti i loro discendenti. Il momemto piú cruento della faida si ebbe con il secondo caso di Sciacca, la cui storia tratta dal Savasta fu anche rappresentato per la prima ed unica volta al Teatro Regio alla Scala di Milano il 26 novembre del 1844 e per Gaspare Truffi musiche di Paolo Bona, con libretto di Giacomo Sacchero.
L’opera risulterebbe di proprietà di Giovanni Ricordi. Lo spartito, pare, non sia mai stampato.
Queste notizie sono rilevate da una rivista locale “Kronion anno VII, n.3-4 del 1955” che riporta a sua volta un commento pubblicato sulla “Gazzetta Musicale di Milano, anno 3° N°48 che recita testualmente: “spesso le frasi si basse o siffattamente prosaiche del libretto, destarono, e molto, l’ilarità degli spettatori”.
Renato Sanfilippo