In una nota stampa inviata al giornalista Massimo D’Antoni con riferimento ad una suo programma televisivo sul carnevale, e per conoscenza alle altre testate giornalistiche cittadine, l’ex assessore al Turismo Salvatore Monte esprime una interessante riflessione sulla tematica Carnevale.
“Premesso che il successo di un’edizione è un ottimo risultato per il buon nome della nostra città e del suo carnevale – dice Salvatore Monte – credo sia arrivato il momento di una ulteriore “evoluzione della festa”.
Nel corso degli anni sono stato sempre restio davanti all’ipotesi di costituzione di una fondazione. L’idea di una struttura ampia e complessa, sempre in parte a carico del Comune, non mi ispirava. Ecco perché, andando contro tutto e tutti, avviammo con l’Amministrazione Di Paola un nuovo corso che prevedeva il coinvolgimento di soggetti privati.
In primis fu la vituperata pro loco che il sottoscritto fondò, insieme ad altri soggetti tuttora presenti e che lasciai definitivamente dopo aver ricevuto la designazione ad Assessore nel 2012. Fu la pro loco a supportare alcuni servizi legati all’organizzazione in cambio di spazi pubblicitari e ricerca di sponsor. Poi fu la volta dei napoletani, criticati in maniera forse esagerata. Poi si unirono collaborazioni diverse come ad esempio la Pro loco, la Elleelleeventi e l’Avis di Sciacca. Nel corso degli anni, dopo il mio mandato, le associazioni lasciarono spazio alle società come la “Scirocco”, poi la “Futuris” e infine, dopo anni bui e complessi, arrivò la Meridiana e poi adesso la “Futuris”.
Oggi siamo davanti ad un bivio. Evolverci o rimanere nel guado, auspicando di anno in anno nuove formule gestionali per il privato.
Io ammetto di non averci visto lungo negli anni passati, preferendo di fatto una gestione comunale, con il supporto dei privati, anziché creare un nuovo organismo capace di gestire ed essere competitivo nella gestione della kermesse. In realtà, occorre ammetterlo, temevo la creazione di un vero “carrozzone” (tanto per essere in tema).
Ecco perché oggi sposo l’idea, emersa durante la trasmissione televisiva, della creazione di una Fondazione di partecipazione.
La fondazione di partecipazione è un fenomeno ibrido nato dalla necessità di avere da una parte la gestione e il coordinamento tipici degli enti pubblici, dall’altra l’efficienza e l’efficacia del privato. In sintesi, si tratta di una collaborazione tra enti pubblici e strutture private per fini di interesse pubblico. Si tratta di un fenomeno articolato e in continua evoluzione che può coinvolgere qualsiasi tipo di istituzione pubblica o privata, comprese associazioni e cooperative. Dunque, è un concetto a metà tra la fondazione classica e l’associazione.
La fondazione di partecipazione non è composta da un unico soggetto, il fondatore, bensì si avvale della collaborazione di più enti che condividono gli stessi obiettivi. Si tratta di un mezzo operativo “ibrido”, che alla base ha sì elementi tipici della fondazione tradizionale, ma anche dell’associazione.
Questo tipo di fondazione persegue anch’essa un obiettivo senza scopo di lucro, con alla base un patrimonio che ne supporti i costi, il cui ammontare viene fissato nell’atto costitutivo, ma in questo caso i fondatori partecipano attivamente alle decisioni e alla gestione della fondazione stessa, cosa tipica dell’associazione. Nel caso della fondazione, il “peso” dei partecipanti alla gestione può essere comunque diversificato. Il modello giuridico è aperto, nato per raggiungere diversi scopi tramite la collaborazione tra pubblico, privato e volontari cittadini, che diventano così elementi attivi della fondazione stessa.
Questo tipo di fondazione viene utilizzato soprattutto dagli enti pubblici per realizzare progetti e iniziative volti al benessere della collettività, come ad esempio attività sociali e di assistenza, attività culturali, scientifiche e di volontariato. Si tratta dunque di un valido strumento per coinvolgere privati e incanalare risorse per fini di pubblica utilità.
La fondazione di partecipazione può essere considerata come ente del Terzo Settore, che come detto coinvolge più soggetti giuridici, enti pubblici e organizzazioni private.
Successivamente alla costituzione, possono aderire altri soggetti mano a mano, permettendo la compresenza di enti pubblici territoriali o privati, anche in momenti diversi.
È in definitiva la partecipazione collaborativa del pubblico e del privato per il raggiungimento di scopi di interesse generale: sempre più spesso vi partecipano oggi aziende, enti pubblici ed organizzazioni senza scopo di lucro.
Invito la politica, nella sua piena rappresentanza presente in consiglio comunale, a dare seguito a questa possibilità. Il futuro, sempre a braccetto tra pubblico e privato, è davanti a noi. Ancora più dignità alle maestranze prevedendo l’ingresso in fondazione di tutte le Associazioni culturali che allestiscono i carri allegorici e, perché no, la ghiotta possibilità di coinvolgere un folto numero di realtà territoriali che possano, con l’occasione, riportare la nostra città al centro e a guida di un ampio territorio e non il fanalino di coda di una intera provincia”.