In merito alla controversa vicenda del murales che doveva essere inaugurato stasera nel quartiere di San Leonardo e che invece con ogni probabilità dovrà essere smantellato nei prossimi giorni, ServireSciacca ritiene di dover dar voce all’autore di questa pregevole opera di Land Art, l’artista romano di origini peruviane Carlos Antoche, che così scrive sul sito dell’Associazione “Ritrovarsi”, cui si deve il merito delle iniziative che sotto la medesima denominazione di “Ritrovarsi” hanno illuminato il panorama culturale e artistico della nostra città:
“ Camminando per le strade di San Leonardo e ascoltando la storia di questo ex quartiere a luci rosse, mi sono venuti in mente altri quartieri dove ci sono già stato. Il colore del tufo delle case contrasta con il cielo azzurro. In questo quartiere molte case sembravano abbandonate o avevano i muri rotti e in chiaro segno di abbandono.
Sono tornato con la mente ai miei primi anni di attività: all’inizio era assiduo frequentatore di fabbriche abbandonate. Luoghi che erano diventati non solo le abitazioni per i piccioni ma, ogni tanto, capitava di trovare anche persone che ci abitavano dentro. Ho riflettuto a lungo sulla capacità che ha l’uomo di adattarsi a tutte le cose, anche alle situazioni più estreme e come gli uccelli, si accontenta di un tetto sopra la testa, un riparo alla sua esistenza.
Quando abbiamo iniziato questo intervento, avevamo il permesso del proprietario del primo piano. In realtà il secondo piano era un muro di tufo e senza intonaco, perciò sapevamo che il giorno che i proprietari avrebbero deciso di rimodellare la casa, il murales sarebbe andato perso. Inoltre sapevamo dai vicini, che la Proprietaria non abitava in quella casa e che si vedeva solo di rado nel quartiere.
Quel giorno è arrivato troppo in fretta e la proprietaria dell’immobile al secondo piano, avvertita dell’intervento, è arrivata indignata e con poco animo di dialogo. Nonostante ciò, siamo riusciti a spiegarli che la nostra era un’operazione sociale e che eravamo riusciti a coinvolgere i vicini ed avere il loro sostegno. Alla fine siamo riusciti a fare una tregua: abbiamo ottenuto il permesso per terminare l’opera e poi valutare insieme il risultato finale. E cosi fu.
Ora che l’opera è finita, la decisione dei proprietari resta quella iniziale: cioè l’imminente cancellazione. Senza dubbio sono nel loro diritto !
Da parte mia vorrei fare questa riflessione con voi.
La Street Art ha come natura intrinseca l’essere effimero. I murales possono durare 10 anni, pochi mesi o addirittura poche ore. L’operazione di affrescare un muro cittadino, va oltre l’opera in sé: ma è tutto quello che si crea intorno all’intervento artistico che vale la pena riscattare. In questo particolare caso, il gioco e le risate dei bambini del quartiere, vedere gli stessi vicini indignarsi per la decisione della cancellazione e prendere posizione per difendere il murales, trovare ragazzi come quelli di Ritrovarsi che hanno deciso di imbarcarsi in questa impresa di seminare coscienza per contribuire a cambiare alcuni aspetti che riteniamo ingiusti nella società in cui viviamo.
A loro va il mio più sentito ringraziamento, per aver creduto nel mio lavoro e aver supportato questa operazione. Non ci stancheremmo mai di portare colore dove c’è grigiore, per cercare di cambiare la energia di un luogo attraverso il colore, attraverso il dialogo con i passanti, mettendo le nostre vite per una causa in cui crediamo vale la pena lottare. Grazie!”