I consiglieri comunale del gruppo misto Raimondo Brucculeri e Maurizio Blo’ affrontano oggi in una interrogazione scritta e urgente rivolta al sindaco di Sciacca, tutti i controversi aspetti legati alla nota vicenda dell’incendio del ristorante Al Porticello nella zona dello Stazzone a Sciacca.
Nella premessa i due consiglieri comunali ricordano come nel pomeriggio del 18 giugno scorso veniva avvolto dalle fiamme e completamente distrutto il manufatto in legno del ristorante Al Porticello e come da quella data siano trascorsi 45 lunghi giorni, senza che ancora si siano conclusi i lavori di bonifica dell’intera area.
“Sacchi pieni di amianto e altri materiali misti recuperati, ma anche residui di lastre Eternit non insaccati negli appositi contenitori a protezione di eventuali contaminazioni, continuano a stazionare attorno al perimetro dell’area che fu ristorante, in attesa di essere destinati alla stazione di trasferimento.
Nel ricordare che queste lastre non rimosse, se alterate, manomesse o movimentate possono liberare in atmosfera pericolose fibre, nell’atto consiliare si fa riferimento alla l.r.10 del 29 aprile 2014 “Norme per la tutela della salute e del territorio dai rischi derivanti dall’amianto”, che fornisce indicazioni per l’adozione di misure volte alla prevenzione ed al risanamento ambientale rispetto all’inquinamento da fibre di amianto, prevedendo tra l’altro un coordinamento tra le procedure di competenza dei rami dell’Amministrazione regionale, dell’ARPA Sicilia, delle ASP e degli Enti locali.
Tutto ciò premesso, Raimondo Brucculeri e Maurizio Blò chiedono al Sindaco quanto segue:
- Come sia stato possibile che nel territorio di Sciacca, esercizi commerciali hanno potuto esercitare la propria attività, dove la presenza Eternit nella copertura della struttura era d’amianto. A tale proposito gli stessi fanno osservare che già nei primi anni ’90 l’amianto è stato messo al bando, poiché l’esposizione può causare gravi malattie respiratorie,provocate dall’inalazione delle fibre che si disperdono nell’aria quando il materiale subisce rotture oppure lesioni a causa di usura.
- Se il Comune si è dotato del “Piano comunale amianto”, come previsto dalle norme, che prevedono un censimento, su base locale, dei siti o edifici in cui lo stesso è presente e la sua progressiva rimozione. Tale piano appare fondamentale per la tutela della salute dei cittadini dai rischi connessi con l’esposizione all’amianto.
- Come mai, i ragazzi della protezione civile, chiamati a collaborare con il comune per la messa in sicurezza dell’area, non erano dotati di dispositivi specifici di protezione individuale (Dpi), in considerazione del rischio da esposizione a inalazioni di amianto. Stessa cosa per tutti gli operatori pubblici che si sono adoperati a vario titolo.
- Come mai durante l’incendio e a pochi metri dall’incendio ė stato permesso ad molte persone, soprattutto curiose di assistere alla scena delle fiamme. A tale riguardo si ricorda che le lastre di eternit (cemento- amianto), se interessate dal fuoco, tendono a disgregarsi rendendo più cospicua l’emissione nell’aria delle fibre di amianto. La caduta per gravità di questi pezzi, che possono assumere dimensioni estremamente variabili si propaga per molte centinaia di metri, soprattutto se la zona ė interessata da venti.
- Come può affermare che “…la messa in sicurezza in ogni caso è avvenuta veramente a pochissime ore dall’accaduto, poi tutto è stato fatto in …” viste le immagine e i video, dove vengono ripresi molti soggetti che assistono all’incendio non a distanza di sicurezza, senza che nessuna autorità procedesse all’allontanamento dei curiosi
- Se ė a conoscenza del fatto che l’unica autorità riconosciuta a certificare la qualità dell’aria durante e dopo l’incendio ė l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (ARPA); che lo stesso ente deve fare continui monitoraggi della qualità dell’aria per verificare le concentrazioni sia nell’aria, sia nella valutazione dei rischi delle fibre di amianto che a caduta si sono depositate per terra e che dal vento potrebbero essere rimesse in circolazione nell’aria
- Come ė possibile che a distanza di più di 7 settimane, sia il Sindaco che il Dirigente responsabile hanno dichiarato di non essere a conoscenza degli esiti e se erano pervenuti gli stessi pareri dall’ARPA. Dichiarazione del Sindaco “…quelli dell’ARPA non le so dire al momento ma credo che siano arrivati e sono comunque negativi“. Dichiarazione del Dirigente: “… parere dell’ARPA di cui io non ne ho certezza se ė arrivato….no, potrebbe anche essere arrivato, però è stato superato per quanto mi concerne nelle nostre attività, è stato superato dal monitoraggio che abbiamo commissionato noi come Comune”.
- Come ėpossibile che a tutt’oggi, il parco giochi all’interno del perimetro interdetto viene regolarmente frequentato da famiglie con i propri figlioletti… A tale proposito si rammenta che non basta l’ordinanza d’interdizione dell’area, che sicuramente mette il sindaco al riparo da responsabilità, se non è accompagnata anche dai controlli per il rispetto dell’ordinanza, mettendosi così a rischio la salute dei cittadini