Sciacca perde quel Giuseppe (Peppino) La Torre che della nostra città è stato più volte sindaco, dal 1962 al 1963, dal 1968 al 1973 e dal 1976 al 1980. Aveva 89 anni.

Lo ricordo con viva commozione perché da giovane cronista, corrispondente locale del Giornale di Sicilia, fu lui il sindaco con il quale sperimentai il mestiere di giornalista e il mio rapporto con la politica amministrativa.

Era un po’ burbero di carattere, il buon La Torre, ma sempre disponibile: non ricordo una sola volta che mi si negò a telefono, rispondeva sempre sia in ufficio che da casa (al fisso, a quel tempo non c’erano i cellulari), nonostante avessi l’abitudine non certo bella di chiamarlo ad ora di pranzo o giù di lì. 

Era un appassionato della politica. Socialista di razza. Di quelli vecchia maniera, autentici. Faceva il sindaco per passione e con passione e questa sua passione per la politica e per la città riusciva a trasmettertela.

Non mi sbilancio in un giudizio di merito sulle sue sindacature, è possibile che abbia avuto la sua bella dose di responsabilità nella costruzione degli orrendi palazzoni in pieno centro storico, ma erano altri tempi e altre sensibilità.

Era competente, decisamente preparato. In consiglio comunale quelli con cui si confrontava, di minoranza e di opposizione, erano per lo più politici di razza, dal missino Giuseppe Lazzaro al comunista Michelangelo Russo, e lui mi sembrava un leone quando, anche arrossendo in viso per la foga, difendeva a spada tratta l’operato delle sue amministrazioni, monocolori o di centro-sinistra. 

Altri tempi, altra politica, altri uomini (in consiglio comunale di donne allora non ce n’erano).

Da cronista seguivo il consiglio comunale dall’inizio alla fine, non c’erano ancora le TV locali che ti consentivano di farlo da casa, e il primo attore il più delle volte era sempre lui.

Nella sua passione, nel suo civismo, nel suo voler essere un cittadino attivo, si ritrovano sicuramente i frutti della sua formazione scout, essendo stato Peppino La Torre un protagonista del glorioso scautismo saccense nel dopo guerra.

Quando non era sindaco faceva il maestro di scuola elementare, anche questa una significativa scuola di vita, al Circolo Didattico di Sant’Agostino.

Poi, per tanti anni l’ho perso di vista, avendo lasciato Sciacca per lavoro.

Al mio rientro ci eravamo rivisti e lui, decisamente meno burbero di quando era primo cittadino, si mostrava molto più interessato ad avere informazioni sulla mia esperienza di capo scout, prima dello Sciacca 1 e poi dello Sciacca 2, piuttosto che a rivangare il suo passato politico.

Negli ultimi tre anni, fino a giugno di quest’anno, è stato un appuntamento fisso incontrarci al concerto di fine anno della ensemble della scuola media Rossi, nella quale aveva il nipotino (o la nipotina, non ricordo bene). 

Mi accoglieva sempre con un sorriso e con una calorosa stretta di mano.

Mi mancherai, Peppino La Torre, e mancherei sopratutto a questa tua città che, ne sono certo, hai tanto amato e che avrebbe ancora tanto bisogno di persone appassionate come te.