Mancherebbe poco all’atteso annuncio da parte del sindaco Fabio Termine sul nome, anzi sui nomi, dei nuovi ingressi in giunta.

Uno al posto del dimissionario Certa e l’altro al posto del silurato Mannino.

Il dimissionario Antonino Certa, per motivi di lavoro che l’hanno portato lontano da Sciacca, era in quota PD e dunque spetta al partito di Michele Catanzaro proporre il sostituto.

Sembrerebbe assodato che nessuno dei due attuali consiglieri comunali eletti nella lista del PD sia disponibile per cambiare ruolo e andare a ricoprire l’incarico amministrativo.

Ecco quindi che, venendo meno per l’occasione la regola di attingere dagli eletti come consiglieri comunali, sta prendendo sempre più quota la possibilità di inserire in giunta Simone Di Paola, attuale segretario provinciale del partito,

Con la conseguenza, evidente, che la giunta Termine diventerebbe sempre più a trazione PD, in considerazione dello spessore politico di Simone Di Paola.

Ma la novità non sarà solo quella della sostituzione dell’assessore dimissionario.

Si farà spazio in giunta anche al consigliere del Movimento 5 Stelle Alessandro Curreri, al quale tale ruolo amministrativo a metà mandato era stato anche promesso nel momento della nascita dell’amministrazione Termine.

Qui tuttavia si sono presentate alcune difficoltà, che apparirebbero superate.

La prima è che Alessandro Curreri non gradisce doversi dimettere da consigliere comunale. Tuttavia a subentrargli, come prima dei non eletti nella Lista Next, sarebbe l’ing. Debora Piazza, che è di Mizzica, e questo consentirebbe al movimento politico del sindaco di ricostituire il gruppo consiliare dopo il passaggio di Modica nelle file del PD. È quindi evidente che la cosa sarebbe particolarmente gradita al primo cittadino, ragion per cui le resistenze in proposito di Curreri si stanno comunque affievolendo.

La seconda difficoltà è quella delle deleghe, perché lo sanno pure i muri che Alessandro Curreri gradirebbe la delega al turismo. Questo desiderio non sembra tuttavia destinato ad essere soddisfatto, perché Fabio Termine non intende sottrarla a Francesco Dimino, e alla fine Curreri si accontenterà delle deleghe in capo all’assessore uscente.

La “vittima sacrificale” di questo mini rimpasto è l’assessore Salvatore Mannino, che il benservito non pare averlo preso bene.

La motivazione principale di tale scelta è il fatto che Mannino non ha di fatto alcun particolare riferimento partitico e che evidentemente il PD di Catanzaro, che ricordiamolo voleva candidare il civico Mannino come sindaco prima dell’accordo con Termine, non lo ha in alcun modo difeso in questa circostanza.

Insomma, la ferrea logica della politica come pura espressione dei partiti o presunti tali, finisce inevitabilmente per prevalere sul cosiddetto civismo tanto decantato in campagna elettorale, sia quando esso è di pura facciata come nel caso delle liste e sia quando è reale come nel caso dell’assessore scout Salvatore Mannino.

E neanche l’assoluta fedeltà dimostrata alla sequela del primo cittadino, in questi due anni e mezzo, sembra essere riuscita a salvaguardarlo dall’uscita di scena non volontaria.