“ Nelle attuali condizioni le scuole non possono ripartire in presenza – ha detto ieri sera il sindaco di Sciacca Francesca Valenti”.
“Io ritengo – ha aggiunto – che debba essere il governo regionale a prendere atto della situazione e ad adottare i provvedimenti conseguenziali. Se così non dovesse essere, adotterò come Sindaco i provvedimenti necessari ad impedire il rientro a scuola lunedì prossimo”.
Mi chiedo: che senso hanno queste parole?
Non voglio entrare, lo dico subito, nelle pieghe del discorso se sia giusto o no rientrare a scuola domani in presenza. Ho il mio pensiero personale ma non la competenza e il titolo per esternarlo pubblicamente.
Ma il sindaco di una città ha titolo e competenza di decidere una cosa importante come questa?
C’è già in atto una sorta di conflitto istituzionale tra il governo nazionale e la regione Campania, che ha deciso per la non riapertura delle scuole in autonomia rispetto alle decisioni governative centrali. Un conflitto che può avere il suo fondamento non solo nello stile personale ed autonomistico di chi è alla guida del governo regionale campano, ma anche nella complicata distribuzione dei poteri amministrativi tra Stato e Regioni.
Ma adesso ci si mettono pure i sindaci?
Ve lo immaginate un paese, l’Italia, nel quale il sindaco di ogni città decide di fare di testa propria?
Al di là quindi del facile consenso propagandistico che le parole di Francesca Valenti possono nella cittadinanza per la forte pressione emotiva che la situazione epidemiologica comporta e al di là della giustezza o meno del rientro a scuola in presenza, occorre avere il coraggio di dire anche controcorrente che le parole di Francesca Valenti, laddove dice che adotterà i provvedimenti necessari per impedire il rientro a scuola, sono sbagliate e censurabili nella forma e nella sostanza.