di Massimo D’Antoni

Ringraziamo Massimo D’Antoni e RMK Sciacca per la gentile concessione

Sono trascorsi poco più di vent’anni dal primo accordo di programma quadro all’epoca sottoscritto dal ministero delle Attività produttive, comune di Sciacca (sindaco in carica era Mario Turturici) e Sviluppo Italia. Settanta milioni di euro di allora la disponibilità finanziaria originaria, che avrebbe dovuto sviluppare la progettualità attorno alla costruzione di un grande investimento turistico sui terreni di Monterotondo, paradiso verde della città di Sciacca, al confine con i terreni della ex Sitas. 

Il progetto iniziale era piuttosto ambizioso: prevedeva un mega resort da 500 camere con strutture varie intorno al corpo centrale e un campo da golf (il ‘mood’ del tempo era quello del neonato progetto di Verdura). Campo da golf che avrebbe dovuto sorgere in un appezzamento dell’ente morale Amato Vetrano, allora fortemente indebitato. Su quel progetto avevano perfino già messo gli occhi due colossi mondiali delle catene alberghiere, da Marriott a Sol Melià. Ma i soliti problemi alla siciliana, da contenziosi con privati, concessioni edilizie e perfino alcuni vincoli paesaggistici, congelarono tutto. Fino al punto in cui si arrivò ad ipotizzare che quel progetto fosse definitivamente tramontato. Fu durante gli anni del Covid che si è temuto che non potessero essere neanche confermate le autorizzazioni comunali vigenti, in un ambito in cui la pandemia aveva anche sospeso i termini di validità degli atti burocratici.

Questa sera, tra i vari punti all’ordine del giorno di cui deve occuparsi, il consiglio comunale ha in programma il via libera alla nuova perimetrazione relativa allo “Sciacca Resort”, questo il nome dell’investimento turistico di Monterotondo. Quello che arriva in aula è un piano assai ridimensionato rispetto a quello del 2004. Le camere alberghiere sono state più che dimezzate (scendono dalle 500 originarie alle 230 di quelle del nuovo programma), e sono previsti servizi, impianti sportivi, stabilimenti di ristorazione e altre strutture annesse. Niente più campo da golf.

Un ridimensionamento del progetto scaturito da alcuni problemi specifici, soprattutto quelli riguardanti un vincolo paesaggistico scaturito da un rischio idrogeologico, dovendo ricadere il manufatto su un’area con pericolo frana. In mezzo a questa lunga storia c’è finita anche la necessità di dovere spostare la servitù di passaggio di una strada, all’interno di un accordo con i privati. La notizia positiva è che questo asset di Monterotondo è ancora vivo. Ma questo non è successo certo per caso. È possibile dire anzi che se permane la speranza che da quelle parti sorga un altro resort, questo è dovuto alla testardaggine di Carlo Berruti, saccense d’adozione, dirigente di Italia Turismo. Il quale ha insistito in questi anni affinché non si spegnessero i riflettori sulla progettualità di Monterotondo. Abbiamo contattato Berruti per un commento sulle prospettive future, ma al momento preferisce non rilasciare dichiarazioni pubbliche. Evidentemente la procedura richiede ancora un lavoro sottotraccia e piuttosto riservato.

A perimetrazione del nuovo progetto approvata le carte passeranno alla giunta Termine ma, naturalmente, di nuovo ad Italia Turismo. Che dovrà procedere, un po’ come sulla falsariga di quello che sta facendo la Regione Siciliana sulle Terme, a trovare un partner privato che costruisca il resort. Ricordiamo che Italia Turismo è la società controllata dallo Stato che si occupa di sviluppo e riqualificazione di strutture in campo turistico-ricettivo con particolare riferimento alle regioni del Sud, soprattutto Calabria e Sicilia. 

La ripartenza di questo percorso di Monterotondo può permettere sicuramente di incrementare un progetto di ulteriore attrattività del territorio saccense, sicuramente molto più interessante agli occhi di visitatori ed investitori di quanto la sua popolazione non creda. La prospettiva dell’investimento turistico di Monterotondo assume un dunque significato ancor più importante anche rispetto alla possibilità che riaprano le Terme, in un ambito nel quale com’è noto il piano paesaggistico ad est di Sciacca, al momento impedisce grandi opportunità di nuovi investimenti turistici. Fatto salvo, ovviamente, per i terreni di Monterotondo.

MASSIMO D’ANTONI