Spartiacque. E’ questa la nuova parola d’ordine nell’intricata politica sciacchitana.        

Una parola che i consiglieri comunale di opposizione all’amministrazione Valenti hanno utilizzato nella seduta consiliare del 30 settembre per significare che “nessuno è più disposto a fare da salvagente per tenere a galla un’amministrazione a brandelli e che può contare soltanto sull’appoggio di 8 consiglieri”.

Ma cerchiamo  di capire ancor meglio cosa dovrebbe essere questo spartiacque.

Per il consigliere Calogero Bono da oggi in poi, se non c’è un cambio di passo nei rapporti tra la giunta municipale, il consiglio comunale procederà diversamente.

Il consigliere Salvatore Monte è più esplicito dicendo che non userà più il tastino verde del voto favorevole in nome del “pietismo” come è stato fatto per la stabilizzazione, per il bilancio e per altre cose importanti per la città, deliberate grazie al contributo dell’opposizione, ma si asterrà o voterà sfavorevolmente perché il tempo è ormai scaduto e nei rimanenti 18 mesi da qui alla fine del mandato non c’è più tempo per programmare. “Siamo disposti ad andare a casa!”, ha fatto sintesi Salvatore Monte.

Per il consigliere Paolo Mandracchia, ex maggioranza ed ex assessore, l’amministrazione comunale ha praticato chiusure nei confronti di richieste di una parte della sua stessa maggioranza, con il sindaco non c’è confronto oggi e non c’è mai stato, il continuo turnover degli assessori (16 dall’inizio della consiliatura) ha creato soltanto difficoltà nell’azione amministrativa.

Anche il consigliere Fabio Termine ha preso parte a questo spartiacque, manifestando una posizione critica nei confronti dell’amministrazione e annunziando che la sua collaborazione è finita. Per Fabio Termine risulta svilito il ruolo del consiglio comunale, perché nella sua qualità di consigliere comunale è stato tenuto all’oscuro di passaggi importanti che riguardano la città (come ad esempio nella vicenda My Ethanol e in quella dei parcheggi).

Insomma, uno spartiacque, che conferma la mancanza di un dialogo politico e istituzionale tra chi ha il compito di governare la città e chi invece dovrebbe assolvere al ruolo affidato al Consiglio nella dinamica dei rapporti giunta-consiglio comunale.  

In attesa di capire cosa accadrà veramente di diverso dopo che è stata tracciata questa linea di demarcazione e nel più pieno rispetto dei contenuti politici espressi negli interventi in questa riunione consiliare del 30 settembre, vorrei brevemente riflettere con voi su quello che mi sembra, oggi come ieri, un consiglio comunale contagiato dal virus della politica. 

Una premessa su quella che è la funzione del Consiglio Comunale e sul ruolo dei consiglieri:

 Il Consiglio comunale è il massimo organo comunale rappresentativo della comunità locale ed espressivo della domanda sociale.E’ l’organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo dell’ente locale, espressivo della domanda sociale e interprete permanente della volontà popolare. Il circuito istituzionale delle competenze, l’equilibrio armonico dei poteri degli organi di governo della città, il bilanciamento dei pesi e dei contrappesi, assicurano una dialettica collaborativa e non competitiva tra i vari organi nell’ottica della buona amministrazione e del perseguimento dell’interesse della comunità locale.In linea generale, mentre al Sindaco e alla Giunta (l’Esecutivo) spettano i poteri di amministrazione, al Consiglio comunale competono gli atti fondamentali di indirizzo, programmazione e pianificazione, di controllo e di verifica. La competenza del Consiglio comunale non è di carattere generale, ma risulta limitata ad alcuni atti essenziali per la vita e il funzionamento del Comune.                                                                                           I Consiglieri comunali rappresentano l’intera comunità ed esercitano la loro funzione senza vincolo di mandato”.

Sta svolgendo questa funzione il Consiglio Comunale di Sciacca? Come si conciliano con questa mission le numerose riunioni consiliari che ormai da tempo non si sono potute svolgere per mancanza del numero legale dei consiglieri? Che senso ha il NON presentarsi in aula per confrontarsi sui punti all’o.d.g. e poi poter votare a favore o contro? Che senso hanno certe commissioni consiliari che non riescono a riunirsi perché alcuni componenti non si presentano? Che significato possiamo dare a quella che appare ormai la consuetudine di votare un atto all’o.d.g. solo perché c’è una scadenza improrogabile?  Come si conciliano 18 punti all’ordine del giorno da trattare con le tante convocazioni andate deserte?

La risposta possibile ci sembra una e una sola: il virus della politica (e non quella nazionale, ma quella locale fatta tante volte di svariati schieramenti e raggruppamenti che rispondono alle più svariate logiche e interessi) impedisce di fatto ai consiglieri comunali di svolgere il ruolo importante per il quale si sono candidati e sono stati eletti, ovvero quello di lavorare per cinque anni in consiglio e nelle commissioni in nome e per conto della comunità, al fine di realizzare quegli “atti essenziali per la vita e il funzionamento del Comune” che rientrano nelle competenze del Consiglio”.

A Sciacca quindi ormai da tempo sta accadendo quello che tanti cittadini sussurrano sotto voce ma concordemente: sta vincendo la politica del “tanto peggio tanto meglio”, ovvero le parti politiche che possiamo definire di opposizione ritengono che l’attuale amministrazione Valenti stia governando assai male la città e invece di presentare una bella mozione di sfiducia (che è nelle competenze dei consiglieri comunali, che però così dovrebbero tornarsene tutti a casa) mette i bastoni tra le ruote alla funzionalità del consiglio comunale e delle commissioni consiliari nell’ottica, appunto, del “tanto peggio tanto meglio”.

L’amministrazione Valenti ci sta mettendo del suo nell’ostacolare la migliore funzionalità dell’organo consiliare? Se così fosse, e ci sembra comunque un ’aspetto meno rilevante, i consiglieri comunali vadano regolarmente in aula, denuncino l’operato della giunta e poi si riapproprino del proprio ruolo approvando o bocciando gli atti che messi all’ordine del giorno.

Ma adesso c’è lo spartiacque: staremo a vedere se le acque riprendono a defluire nel proprio alveo naturale delle competenze istituzionali.

Un pensiero su “EDITORIALE: IL VIRUS DELLA POLITICA CHE CONTAGIA IL CONSIGLIO COMUNALE”
  1. Iniziativa quella del teatro di strada di Anita e compagni veramente lodevole
    .
    E’ stato un vero peccato che per motivi non prorogabili non ho potuto essere presente ai vari appuntamenti.

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