Da venerdì 29 aprile sono tutti ufficialmente in scena i tre attori protagonisti, candidati a sindaco, sul palcoscenico delle elezioni amministrative di giugno 2022:
– Matteo Mangiacavallo, 50 anni il 9 luglio, attuale deputato all’assemblea regionale siciliana, eletto come Movimento Cinque Stelle dal quale è poi fuoriuscito aderendo ad Attiva Sicilia verso Diventerà Bellissima, alla testa di una coalizione di centro-destra di cui fanno parte Fratelli d’Italia, Forza Italia, UDC, MPA, Diventerà Bellissima, Attiva Sicilia e Sciacca al Centro
– Ignazio Messina, 57 anni, già eletto per due volte nel 1993 e nel 1997 sindaco di Sciacca prima con La Rete e poi con una lista personale, successivamente deputato alla Camera dei Deputati nella coalizione PD-Italia dei Valori, attuale segretario nazionale di Italia dei Valori (partito quasi del tutto scomparso dalla scena politica nazionale), alla testa di una coalizione denominata “Patto per Sciacca” che si potrebbe definire di natura trasversale e che comprende raggruppamenti politici senza sigle di partito: VentiVentidue, Sciacca Terme Rinasce, Onda, Insieme per Sciacca e Messina Sindaco
– Fabio Termine, 32 anni il 5 maggio, eletto consigliere comunale nelle amministrative di giugno 2017 nelle quali fu anche candidato a sindaco, leader del movimento politico cittadino denominato Mizzica, alla testa di una coalizione di centro-sinistra della quale fanno parte lo stessa Mizzica, il Partito Democratico, Noi per l’Italia e una possibile lista NEXT riconducibile anche ad esponenti Cinque Stelle
Ignazio Messina è sceso in campo sin dal 29 gennaio scorso, facendosi forte di un’autoinvestitura che ha definito come “di servizio alla città” e sulla base della quale ha poi cercato le convergenze politiche. La sua parola chiave è COMPETENZA, sulla base della quale ha scelto anche il suo slogan “Messina sa come si fa”. Ciò gli ha dato un vantaggio temporale di tre mesi esatti sugli altri due competitors, che hanno invece dovuto faticare non poco in attesa che la propria coalizione ne decidesse l’investitura (Matteo Mangiacavallo) ovvero che il proprio gruppo di riferimento (Mizzica per Fabio Termine) si decidesse a non correre più da solo cercando l’alternativa della coalizione. Entrambi, Mangiacavallo e Termine, fanno riferimento come parola chiave al concetto di CONDIVISIONE, che viene declinato da Fabio Termine come “partecipazione” della comunità cittadina alla gestione della cosa pubblica e da Matteo Mangiacavallo come comunità di “co-progettazione” e “co-programmazione” pubblico-privato.
Tre personalità, tre profili, sicuramente diversi, con pochi punti in comune.
Abbiamo cercato di individuare i fattori che potranno avere più influenza sull’esito della campagna elettorale, e abbiamo individuato i seguenti:
– la percentuale più o meno alta degli elettori che parteciperanno al voto, che in questa tornata elettorale amministrativa sarà possibile solo nella giornata della domenica: sembra un elemento neutro, ma può non esserlo affatto
– la “personalità” dei candidati a sindaco agli occhi degli elettori: nella elezione diretta del sindaco è sicuramente un elemento rilevante, sono la maggior parte gli elettori che quando devono scegliere il proprio sindaco non guardano lo schieramento politico a cui appartiene, ma votano in base al profilo personale che più li convince in termini di affidabilità, empatia, competenza, capacità comunicativa, serietà, simpatia, ecc. ecc. : ogni elettore ha i suoi gusti, che lo portano spesso a tratteggiare sulla base di quei gusti personali la personalità del candidato ritenuta più adatta a rivestire il ruolo di sindaco per la propria città;
– la componente voto cosiddetta di opinione, direttamente connessa al punto precedente, ma che può essere anche influenzata dall’esigenza di cambiamento, di rinnovamento generazionale della classe politica, una componente questa poco incline a farsi condizionare da amicizie e da rapporti familiari o di interesse. E’ a questa componente che ad esempio fa riferimento Fabio Termine quando nel suo comizio di apertura ha ricordata quel 44% di voti che al primo turno del 2017 andarono (separatamente) a Mizzica e al Movimento Cinque Stelle, e che se si materializzasse nuovamente a giugno su un unico candidato potrebbe anche assicurare un’elezione al primo turno;
– la componente voto proveniente dal trascinamento assicurato dal numero delle liste collegate a quel determinato candidato sindaco, in funzione della capacità attrattiva in termini elettorali dei candidati al consiglio comunale che appoggiano quella determinata candidatura;
– la qualità della compagine assessoriale che sarà indicata dai candidati a sindaco: i nomi degli assessori designati orienteranno gli elettori non solo come valutazione sulla qualità della futura giunta, ma anche sulla possibile comprensione del “chi ci sta dietro” e quindi sulla più o meno ampia autonomia del futuro sindaco rispetto alle forze e alle personalità politiche all’interno della propria coalizione
– la capacità di Fabio Termine e di Matteo Mangiacavallo di riuscire a recuperare in soli 42 giorni un percorso di campagna elettorale che, per loro, avrà una durata inferiore di ben 90 giorni rispetto a quello di Ignazio Messina.
Fra questi elementi manca tuttavia quello che, a mio avviso, è il più importante, ma che temo sarà alla fine il meno determinante sull’esito elettorale: ovvero tutto ciò che riguarda le idee, il progetto, il programma di ogni candidato sul come rilanciare la nostra città.
Non sto riferendomi al solito programmino politico ad uso depliant che viene reso disponibile ante elezioni e che poi diventa carta straccia subito dopo le elezioni. Mi riferisco a quella progettualità e a quella programmazione, che andrebbe approfonditamente studiata e preparata prima delle elezioni, con la quale si fa capire all’elettore cosa davvero si vuol fare e come si vuol farlo, e che il giorno dopo l’elezione diventa per la nuova amministrazione una bussola che concretamente indica il Nord del FARE per uscire la città dalle secche del gravissimo stato di degrado in cui versa.
Da nessuno dei tre candidati sono finora arrivate, concretamente, idee, proposte, novità, non è ancora arrivata quella piattaforma di progettualità chiara e già ben definita di cui la città ha assoluta necessità. Idee nuove su cosa fare e come fare, sulle piccole come sulle grandi cose.
Qualche esempio? Come si vuol rendere davvero pulita la città? Come si vogliono far riaprire le Terme? Come si vuol risolvere il problema idro-geologico a monte della via al Lido? Come si vuol riuscire a far riaprire e funzionare il Teatro Samonà? Si vuol riasfaltare o ammattonare l’intera viabilità cittadina? Quali sono le idee per aumentare i posteggi e per far rinascere il centro storico? Come e perché sviluppare la zona portuale? Cosa si vuol fare sui quartieri periferici? Quali sono le idee e i progetti per il decoro urbano? E il collegamento tra il centro storico e la Perriera?
Sono solo esempi, se ne potrebbero fare tantissimi altri. E’ su queste cose che da oggi vorremmo sentire discutere e comiziare i nostri tre candidati a sindaco.
Finora il solo Ignazio Messina ha espresso più volte un concetto a mio avviso fondamentale, che riguarda la sua visione di città e che è solo propedeutica ad ogni progettualità: Sciacca deve diventare una autentica città turistica e termale, e attorno a questa futura e auspicabile realtà si gioca il vero sviluppo degli altri settori economici fondamentali (agricoltura, pesca, artigianato). Nulla di eccezionalmente originale, ma almeno finalmente qualcuno l’ha detto a chiare lettere ed è a mio avviso l’unica visione possibile di sviluppo economico della città. Vedremo cosa ne pensano Mangiacavallo e Termine. Ma occorrerebbe tuttavia riempire di contenuti progettuali concreti questa visione futura.