Ci piace ricordare Giovanni Falcone a modo nostro, semplicemente, con poche ma significative parole di un post pubblicato da Diana Bonsignore:
Ora comincia il periodo in cui si ricordano le figure del Giudice Falcone e del Giudice Borsellino.
Ricordare è fondamentale. Normalmente, lo si fa con una dose di retorica nauseante.
Io non sono mai stata una persona che “soffre di miti”. Detesto quando rendono gli uomini eroi. Mi trovo d’accordo con Pirandello che diceva (grosso modo): È più difficile essere galantuomini che eroi. Eroe lo puoi essere una volta, galantuomo ogni giorno.
Per Falcone e Borsellino ho, però, un attaccamento, un affetto e una stima diversi.
Al di là del grande contributo che hanno dato alla lotta per la legalità, ho sempre amato la loro semplicità (nei modi), la loro concretezza e la loro ironia. A un aspetto, più di altri, ho spesso pensato: alla loro solitudine.
La solitudine che si prova quando vorresti fare le cose giuste, quando ti senti distante da questa società che urla, proclama, fa commemorazioni etc. ma, all’atto pratico, non muove un dito, si gira dall’altra parte.
Falcone e Borsellino sono stati due uomini rari per tutto quello che hanno fatto e, per questo, devono essersi sentiti sempre molto soli, distanti, altrove…