Il fatto politicamente più rilevante della settimana, nel panorama turbolento della politica sciacchitana, ci sembrano le seguenti dichiarazioni che i consiglieri comunali del centro- destra, tra i protagonisti della mancata approvazione del rendiconto finanziario 2019 per effetto della quale l’organo consiliare è stato sospeso e sarà poi dichiarato sciolto, hanno inviato all’indirizzo del Sindaco Francesca Valenti, a mezzo comunicati stampa:
“ Il Consiglio non è ancora sciolto, e non si è instaurata la monarchia Valenti!”;
“ Rimarcare l’assenza del Consiglio comunale non è una cosa di cui andare fieri come una medaglia al petto!”;
“ Fino allo scioglimento, la nostra attività viaggerà sui livelli istituzionali che il nostro ruolo ci impone. Il resto si vedrà e non sarà da meno!”
Si tratta di una più che comprensibile espressione della volontà di non perdere il proprio ruolo politico, messo in discussione dall’imminente perdita dello status di consiglieri comunali, ma di continuare a esercitarlo con diverse modalità.
Per questo ci permettiamo di ritornare in argomento e di chiedere pubblicamente agli 11 consiglieri (e se volete possiamo aggiungere anche Cinzia Deliberto, che quella sera non era presente sulla scena del delitto), che con il voto negativo o l’astensione hanno determinato la procedura di scioglimento:
- ma vi rendete davvero conto della responsabilità politica e sociale che vi siete assunti con la vostra scelta di privare la città di uno dei suoi due organi amministrativi (consiglio comunale + giunta municipale) lasciando in carico solo il sindaco e la giunta, in una congiuntura storica caratterizzata dalla pandemia e da un indiscutibile stato di degrado in cui versano molteplici aspetti della vita cittadina?
- valeva davvero la pena privare la città di quella funzione di indirizzo politico e di controllo che in un sistema politico- amministrativo correttamente funzionante compete al consiglio comunale?
- accettando, solo per comodità di ragionamento, il giudizio totalmente negativo attribuito dall’opposizione all’azione amministrativa della giunta Valenti, non sarebbe stato proprio questo un motivo in più per non andarsene a casa, lasciando nel contempo in sella sindaco, assessori e commissario regionale? Se dall’altra parte della barricata ci fosse qualcuno che governa male, ma che ha il diritto di restare in carica sino alla fine del quinquennio per il quale è stato eletto, non è meglio rimanere al proprio posto e poter svolgere il ruolo politico dell’opposizione secondo le modalità istituzionalmente previste?
- se la valutazione politica sull’operato dell’amministrazione comunale fosse così negativo da ritenere preferibile andare a nuove elezioni amministrative pur in un periodo di pandemia, perché non avete avuto la capacità di presentare e votare una mozione di sfiducia contro il Sindaco, ossia lo strumento politico realmente coerente con tale vostra valutazione?
Sono interrogativi che hanno avuto finora risposte che non ci sembrano veritiere, perché se lo fossero confermerebbero un’assoluta mancanza di “vision politica” oppure l’ancor più deludente applicazione di quella logica del “tanto peggio, tanto meglio!” che tante volte abbiamo visto applicata nel panorama politico cittadino, pur sotto le mentite spoglie del nobile atto politico di dimostrare alla cittadinanza di “non aver paura di tornarsene a casa”.
Continuiamo invece a ritenere che si sia trattato di un madornale errore di calcolo in corso di votazione, nel senso che si è determinato un risultato finale in realtà non voluto.
Ormai da tempo il consiglio comunale aveva smarrito il filo conduttore di una sua autonoma capacità di far sentire la propria voce e di esprimersi sulle più importanti tematiche della vita cittadina.
Aver recuperato per un momento una tale sua capacità, con la delibera unitaria adottata sulla problematica termale nell’ultima seduta con pieni poteri, non è bastato a fargli evitare nella seduta immediatamente successiva l’atto finale del proprio “suicidio politico”.
Come non comprendere, allora, il modestissimo peso politico che ha ormai la città di Sciacca nel panorama politico regionale?
Prima si andava avanti tra un litigio e l’altro via social tra amministrazione comunale (senza maggioranza) e opposizione consiliare incapace di presentare una mozione di sfiducia, adesso i litigi continueranno via social senza neanche il supporto dei rapporti istituzionali.
Cosa vorrete, allora, che penserà il Presidente della Regione siciliana quando leggerà (se lo leggerà…) il documento adottato all’unanimità sulle Terme di Sciacca da un consiglio comunale che nella seduta successiva ha votato per il proprio scioglimento?